Amazon la multa e i Monopolisti buoni
La presenza di una posizione dominante non implica necessariamente un abuso
Si è parlato molto della multa da un miliardo e 128 milioni inflitta ad Amazon dall’ Autorità Garante della concorrenza e del Mercato. Per lo più si parlato della buona occasione per punire una multinazionale cattiva che elude le imposte e dello strapotere dei giganti del web che schiacciano i propri concorrenti old economy spesso utilizzando mezzi sleali. La realtà è più complicata e per chiarirla proviamo a dare qualche spunto controcorrente.
Per cominciare, chiariamo che l’esistenza di una posizione dominante in un mercato non è di per se stessa un elemento censurabile, ma che le sanzioni dell’antitrust riguardano i casi in cui un operatore abusa di questa posizione di forza. Se un venditore, per propri meriti viene scelto dalla maggioranza dei compratori e diventa leader in un mercato questo non costituisce un problema. Gli abusi si verificano nel momento in cui chi ha raggiunto una posizione dominante ne approfitta per attuare comportamenti scorretti, come ad esempio rialzare i prezzi nei segmenti di mercato dove la concorrenza è stata ridotta o eliminata e queste azioni producono un danno ai consumatori.
Cosa è avvenuto nel caso di Amazon? Il colosso statunitense dell’e-commerce ha costruito una larga parte del suo successo su convenienza, comodità e flessibilità del proprio servizio Prime. Per garantire standard molto elevati in termini di tempi di consegna e gestione di resi e reclami, Amazon si è dotato di una piattaforma logistica particolarmente sofisticata ed efficace e di conseguenza, richiede che tutti venditori che vogliano accedere al segmento prime si affidino alla medesima piattaforma oppure, se scelgono dei fornitori indipendenti, richiede che questi ultimi possano offrire livelli di servizio analoghi.
Inoltre, per chi non si avvale dei servizi di logistica proprietari, sono previste delle valutazioni di performance il cui risultato determina la possibilità di accedere a determinati canali promozionali. Questo tipo di verifiche non è previsto per chi usa la piattaforma logistica proprietaria.
L’AGCOM ha ritenuto che questo approccio costituisca una forma di discriminazione e una indebita ingerenza nei confronti dei venditori che sarebbero in qualche modo forzati ad avvalersi dei servizi logistici di Amazon se vogliono accedere al segmento Prime. Come evidenziato da diversi commentatori, tra i quali Carlo Stagnaro e Carlo Alberto Carnevale Maffè sul Foglio.it le motivazioni alla base della sanzione risultano quantomeno discutibili.
In primo luogo è bene chiarire che la strategia di Amazon non danneggia i consumatori, ma al contrario, basandosi su una elevata concorrenza tra i venditori, incentiva un livellamento verso il basso dei prezzi. A questo va aggiunto che, la gestione ottimale dei resi e dei reclami consente di ottenere un alto grado di soddisfazione per il cliente finale.
In secondo luogo è difficile sostenere che questa politica danneggi in modo in giusto o discriminatorio alcune imprese o venditori, di fatto quello che si verifica è una pressione concorrenziale che può mettere in difficoltà operatori nel comparto della logistica e venditori che non riescono a tenere il passo con gli elevati livelli di efficienza e qualità ai quali si sono abituati gli abbonati al servizio prime. Che la via Amazon non sia l’unica possibile è peraltro confermato dal fatto che realtà come Mercado in America Latina e Alibaba in Cina hanno saputo tenere il passo e resistere alla concorrenza dell’operatore americano.
Per riassumere, il senso di rivalsa nei confronti delle multinazionali e delle grandi imprese tecnologiche spesso offusca una analisi obiettiva e razionale della loro condotta. Nel caso di Amazon siamo evidentemente di fronte ad una posizione dominante nella logistica, che è stata conquistata e viene mantenuta grazie ad elevanti livelli di efficienza e qualità dei servizi con il risultato di fornire benefici sensibili per i consumatori.
Troppa concorrenza può non piacere ad alcune imprese e in particolare agli operatori più tradizionali, ma è altrettanto evidente che il beneficio netto complessivo per la società sia elevato, come testimoniato dei milioni di venditori piccoli e grandi che operano con successo e soddisfazione sulla piattaforma.