La finanza in soldoni è un Podcast di educazione e informazione finanziaria a cura di Massimo Famularo
Il governatore della Banca d’Italia ha tenuto come di consueto il discorso di commento alla relazione annuale, che l’istituto produce sullo stato di salute dell’economia italiana sul posizionamento internazionale del nostro paese anche in considerazione della sua appartenzenza all’area Euro. In questo podcast ne riporto una sintesi (trovate i documenti integrali a questo link) e qualche considerazione per il risparmio privato.
Il discorso si apre con una considerazione sull’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, che continua ad avere pesanti ripercussioni sull’economia mondiale e a mettere in discussione l’integrazione economica e finanziaria internazionale e l’assetto multilaterale emerso dopo la fine della Guerra fredda. A questo proposito insieme con la condanna della violazione eclatante della sovranità e dell’integrità territoriale di una nazione libera è vitale perseguire con forza, nonostante tutto, la cooperazione internazionale, anche in campo economico e finanziario, e ricercare un dialogo che accolga diversità di valori tra paesi e culture, sulla base del rispetto dei principi fondamentali della convivenza pacifica.
Nell’affrontare le conseguenze della guerra in Ucraina, così come nell’uscita dalla pandemia, l’economia italiana ha mostrato una confortante capacità di reazione. I processi di ristrutturazione aziendale degli ultimi dieci anni, ancorché incompleti e differenziati tra settori e territori, hanno reso più solido il tessuto produttivo. L’accelerazione dell’accumulazione di capitale, il miglioramento della produttività dopo un lungo periodo di ristagno, il recupero della competitività internazionale sono segnali incoraggianti che vanno rafforzati, superando quei ritardi e quelle debolezze di fondo che ancora impediscono alla nostra economia di dispiegare appieno le proprie potenzialità. Dalla qualità degli interventi con cui saranno affrontate le sfide del cambiamento climatico e della transizione digitale, dal proseguimento degli sforzi di riforma avviati, dipende la nostra capacità di tornare a condizioni strutturali di sviluppo meno incerte e più equilibrate.
Nel 2022 la crescita dell’economia mondiale è rimasta al di sotto del 3,5 per cento, un punto percentuale in meno di quanto ci si attendeva alla vigilia dello scoppio del conflitto; quest’anno, secondo il Fondo monetario internazionale (FMI), non raggiungerebbe il 3 . L’inflazione ha sfiorato il 9 per cento a livello globale; nei paesi avanzati ha superato in media il 7 per cento, il valore più elevato da quarant’anni.
In alcune economie, in particolare negli Stati Uniti, l’accelerazione dei prezzi è stata sospinta in larga misura dall’impetuoso recupero dei consumi avviato nel 2021, mentre l’offerta era ancora frenata dalle restrizioni imposte dalla pandemia e dagli impedimenti allo scambio internazionale di materie prime e prodotti intermedi che ne erano conseguiti . In Europa, invece, l’inflazione ha trovato alimento soprattutto nei rincari dell’energia, specie quelli del gas naturale, le cui quotazioni hanno raggiunto valori senza precedenti.
Le previsioni di crescita dell’economia mondiale nei prossimi mesi restano incerte. Pesa il persistere del conflitto in Ucraina; vi sono dubbi circa l’intensità della ripresa dell’economia cinese, che ha fatto seguito alla rimozione, alla fine dell’anno passato, delle misure particolarmente restrittive mantenute per il contrasto alla pandemia.
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A fronte degli shock di intensità inusitata degli ultimi anni, l’economia italiana ha mostrato una notevole capacità di resistenza e reazione. Già alla fine del 2021 il prodotto aveva recuperato il crollo registrato nei trimestri successivi allo scoppio della pandemia; ha continuato poi a espandersi lo scorso anno, nonostante le difficoltà poste dalla guerra in Ucraina, con un incremento del 3,7 per cento, ben superiore alle attese. Anche il mercato del lavoro ha pienamente riassorbito il forte calo dell’occupazione, che aveva soprattutto riguardato i giovani e le donne. Nel primo trimestre di quest’anno la crescita dell’economia ha di nuovo superato le attese. Per il 2023 le previsioni oggi disponibili convergono su un aumento del prodotto intorno all’uno per cento.
La rinnovata vitalità del sistema economico si è manifestata nella robusta espansione delle esportazioni e nella forte ripresa dell’accumulazione di capitale. Dal quarto trimestre del 2019 le vendite all’estero di beni sono aumentate in volume dell’11 per cento, più che negli altri grandi paesi dell’area dell’euro. Nell’ultimo biennio gli investimenti sono cresciuti di oltre il 20 per cento, segnando una netta cesura rispetto alla protratta fase di debolezza seguita alla crisi finanziaria globale.
Negli ultimi venticinque anni il prodotto per ora lavorata è cresciuto di appena lo 0,3 per cento all’anno, meno di un terzo della media degli altri paesi dell’area dell’euro. I margini di flessibilità introdotti nel mercato del lavoro non sono stati accompagnati da investimenti tecnologici adeguati al nuovo contesto; la qualità del capitale umano è ancora insufficiente. Non ne hanno beneficiato né la redditività delle imprese, né le retribuzioni orarie, la cui crescita al netto dell’inflazione è stata tra le più deboli in Europa.
Il miglioramento delle condizioni di vita e di salute conseguito negli ultimi decenni potrà consentire a non poche persone di lavorare oltre il limite convenzionale dei 64 anni, in linea con le tendenze già in atto, sostenute anche dalle riforme pensionistiche. Sicuramente occorrerà accrescere la capacità di impiegare i giovani e le donne, i cui tassi di partecipazione in tutte le aree del Paese sono davvero modesti, e nel Mezzogiorno i più bassi d’Europa.
La relazione del governatore si conclude con una serie di considerazioni anche di carattere personale in vista della scadenza del suo mandato prevista per il prossimo mese di novembre.
Per riassumere, il nostro paese ha resistito bene alle diverse sfide di carattere sanitario, geopolitico, economico e finanziario, che si è trovato davanti negli ultimi anni, ma si trova di fronte uno scenario ancora difficile e incerto nel quale altre sfide di carattere più strutturale, dall’invecchiamento della popolazione alla competitività e alla crescita del sistema economico, rendono necessaria riforme profonde come quelle relative al PNRR.
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