BCE lascia i tassi invariati
Attesi rialzi da luglio e fine degli acquisti di debito pubblico
La Banca centrale europea ha deciso di mantenere invariati i tassi di interesse, come largamente atteso dagli operatori dei mercati finanziari, al tempo stesso ha aperto la strada al primo rialzo dei tassi in oltre un decennio, suggerendo che il ritmo di rialzo dei tassi potrebbe accelerare a settembre e questo costituisce un elemento inatteso che ha innescato un deciso calo delle quotazioni azionarie e obbligazionarie. A partire dal 1° luglio i programmi di acquisti di titoli di debito pubblico dei paesi europei termineranno.
Christine Lagarde, presidentessa della BCE ha illustrato in conferenza stampa le motivazioni della decisione.
A maggio l’inflazione ha ripreso ad aumentare in misura significativa, principalmente a causa dei rincari dei beni energetici e alimentari, anche per l’impatto della guerra. Ma le pressioni inflazionistiche si sono ampliate e intensificate, facendo registrare un forte incremento dei prezzi di molti beni e servizi. Gli esperti dell’Eurosistema hanno rivisto significativamente al rialzo lo scenario di base delle proiezioni sull’inflazione, che rimarrà su un livello elevato inopportuno per qualche tempo. Tuttavia l’attenuarsi di diversi fattori distorsivi legati alla pandemia, insieme al ridimensionamento dei costi dell’energia e alla normalizzazione della politica monetaria dovrebbero avere un effetto calmierante sulla crescita dei prezzi.
Le nuove proiezioni degli esperti indicano un tasso di incremento dei prezzi annuo del 6,8% nel 2022, che si ridurrebbe al 3,5% nel 2023 e al 2,1% nel 2024, valori superiori a quelli riportati nell’esercizio previsivo di marzo. Pertanto, alla fine dell’orizzonte di proiezione l’inflazione complessiva dovrebbe collocarsi lievemente al di sopra dell’obiettivo del Consiglio direttivo. Livelli superiori rispetto alle proiezioni di marzo sono previsti anche per l’inflazione al netto dei beni energetici e alimentari, che si porterebbe in media al 3,3% nel 2022, al 2,8% nel 2023 e al 2,3% nel 2024.
L’ingiustificata aggressione della Russia all’Ucraina continua a gravare sull’economia in Europa e oltre i suoi confini. Si ripercuote sul commercio, causa carenze di materiali e contribuisce alle quotazioni elevate dell’energia e delle materie prime. Questi fattori seguiteranno a pesare sulla fiducia e a frenare la crescita, specialmente nel breve periodo. Nondimeno, vi sono le condizioni perché l’espansione economica proceda, grazie alla riapertura in corso delle attività economiche, al vigore del mercato del lavoro, al sostegno di bilancio e al risparmio accumulato durante la pandemia.
Una volta venute meno le attuali circostanze negative, l’attività economica dovrebbe tornare a segnare un aumento. Questo scenario trova sostanzialmente riscontro nelle proiezioni degli esperti dell’Eurosistema, che anticipano una crescita annua del PIL in termini reali del 2,8% nel 2022 e del 2,1% nel 2023 e nel 2024. Rispetto alle proiezioni di marzo, le prospettive sono state riviste significativamente al ribasso per il 2022 e il 2023, mentre per il 2024 sono state corrette al rialzo.
Il Consiglio direttivo ha deciso di porre fine agli acquisti netti di attività nell'ambito del programma di acquisto di attività (APP) a partire dal 1° luglio 2022. Il Consiglio direttivo intende continuare a reinvestire integralmente i pagamenti in linea capitale dei titoli in scadenza acquistati nell'ambito dell'APP per un periodo di tempo prolungato oltre la data in cui inizierà ad aumentare i tassi di interesse di riferimento della BCE e, in ogni caso, per tutto il tempo necessario a mantenere ampie condizioni di liquidità e un orientamento di politica monetaria adeguato.
Per quanto riguarda il programma di acquisto di titoli in caso di emergenza pandemica (PEPP), il Consiglio direttivo intende reinvestire i pagamenti del capitale dei titoli in scadenza acquistati nell'ambito del programma almeno fino alla fine del 2024. In ogni caso, il futuro roll-off del portafoglio PEPP sarà gestito in modo da evitare interferenze con l'appropriato orientamento di politica monetaria.
In caso di ulteriore frammentazione del mercato connessa alla pandemia, i reinvestimenti del PEPP potranno essere adeguati in maniera flessibile nel corso del tempo, fra le varie classi di attività e i vari paesi in qualsiasi momento. Ciò potrebbe implicare fra l’altro l’acquisto di obbligazioni emesse dalla Repubblica ellenica in aggiunta ai reinvestimenti, al fine di scongiurare che un’interruzione degli acquisti nel paese possa compromettere la trasmissione della politica monetaria all’economia greca, in un momento in cui quest’ultima sta recuperando dalle conseguenze della pandemia. Gli acquisti netti del PEPP potrebbero anche essere ripresi, se necessario, per contrastare gli shock negativi connessi alla pandemia.
Con riferimento ai tassi d’interesse, il Consiglio direttivo ha esaminato attentamente le condizioni che, secondo le sue indicazioni prospettiche (forward guidance), devono essere soddisfatte prima di iniziare a innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE. A seguito di questa valutazione, il Consiglio direttivo ha concluso che tali condizioni sono rispettate.
Pertanto, in linea con la sequenza delle sue misure di politica monetaria, il Consiglio direttivo intende innalzare i tassi di interesse di riferimento della BCE di 25 punti base con la riunione di politica monetaria di luglio. Nel frattempo, esso ha deciso che i tassi di interesse sulle operazioni di rifinanziamento principali, sulle operazioni di rifinanziamento marginale e sui depositi presso la banca centrale rimarranno invariati rispettivamente allo 0,00%, allo 0,25% e al -0,50%.
Su un periodo più esteso, il Consiglio direttivo si attende un nuovo aumento dei tassi di riferimento a settembre. La calibrazione di questo incremento dei tassi dipenderà dalle prospettive aggiornate per l’inflazione a medio termine. Se le prospettive di inflazione nel medio periodo permarranno tali o si deterioreranno, un incremento maggiore sarà appropriato alla riunione di settembre.
Dopo settembre, in base alla sua attuale valutazione, il Consiglio direttivo prevede che un graduale ma duraturo un percorso di ulteriori aumenti dei tassi di interesse sia appropriato. In linea con l’impegno del Consiglio direttivo a conseguire l’obiettivo del 2% a medio termine, il ritmo di aggiustamento della politica monetaria da parte del Consiglio direttivo dipenderà dai nuovi dati e da come sarà valutato l’andamento dell’inflazione a medio termine.
Il Consiglio direttivo è pronto ad adeguare tutti i suoi strumenti, in modo flessibile ove necessario, per assicurare che l’inflazione si stabilizzi sull’obiettivo del 2% a medio termine. La pandemia ha dimostrato che, in condizioni di tensione, la flessibilità nella configurazione e nella conduzione degli acquisti di attività ha contribuito a contrastare le disfunzioni nella trasmissione della politica monetaria e a rendere più efficaci gli sforzi tesi a raggiungere l’obiettivo del Consiglio direttivo. Nell’ambito del mandato della BCE, in condizioni di tensione, la flessibilità rimarrà un elemento della politica monetaria ove i rischi per la sua trasmissione mettano a repentaglio il conseguimento della stabilità dei prezzi.
Cosa comporta tutto questo per gli ascoltatori del podcast la finanza in soldoni? Proviamo a raccontarlo in parole povere e in modo schematico. La BCE, a fronte di un’inflazione in crescita nell’area euro si adegua a misure di politica restrittiva già avviate dalla Federal Reserve per gli Stati Uniti e dalla Bank of England per il Regno Unito.
Nel linguaggio forbito e diplomatico si parla di normalizzazione della politica monetaria per dire che in questi anni è state eccezionalmente accomodante ed espansiva. Lo è stata per fronteggiare le criticità della pandemia e in passato di altri eventi come le crisi finanziarie.
Per le famiglie i piccoli risparmiatori possiamo attenderci un periodo in cui assisteremo a prezzi più alti nei beni e servizi e a un costo maggiore del credito, in particolare per chi ha sottoscritto mutui a tasso variabile. Sui mercati finanziari l’incertezza della situazione politica mondiale si tradurrà in un andamento volatile dei corsi azionari e obbligazionari, dove osserveremo significative variazioni sia al ribasso che al rialzo.
Quello che possiamo dire sulla base del consenso più diffuso è che tuttavia qualsiasi andamento negativo, sia nella crescita economica che nei mercati finanziari dovrebbe essere in qualche modo moderato e che gli scenari più apocalittici di grandi crolli o di profonde recessioni rimangono al momento improbabili.
Vi ricordo che “La Finanza in Soldoni” oltre al podcast è una newsletter, una serie di video e un libro edito per la collana Anteprima di Lindau disponibile nelle principali librerie e su amazon e che è in lavorazione anche un nuovo libro dedicato ai ragazzi in cerca di un editore e di suggerimenti per la realizzazione.