Chi ha paura dei tassi in salita?
Nel medio termine l'offerta di risparmio farà da calmiere
Negli scorsi episodi del podcast abbiamo visto come l’aspettativa per un rialzo dei tassi d’interesse incontri ormai un consenso abbastanza unanime, posto che il “se” non è più in dubbio, commentatori e analisti si interrogano su quanto in alto potranno salire e per quanto tempo potrebbe durare la fase di rialzo. La prospettiva che al momento appare più verosimile è che, anche a fronte di incrementi significativi nei prossimi 12-24 mesi, rispetto agli standard ai quali siamo stati abituati negli ultimi 20 anni, nel medio termine l’offerta di risparmio crescente determinata da una popolazione mondiale che invecchia possa contribuire a calmierare il livello dei tassi.
In un editoriale sul Financial Times, Mohamed El-Erian presidente del Queen’s College dell’università di Cambridge ha mosso delle critiche alla strategia delle principali banche centrali che si sarebbero mosse troppo tardi e troppo lentamente. Solo nelle ultime settimane, sarebbe infatti finalmente emerso nei meeting della Federal Reserve e della Banca Centrale Europea il riconoscimento del fatto che l’aumento dell’inflazione non sarà un fenomeno temporaneo. Questo cambio di approccio secondo l’editoriale sarebbe insufficiente e ancora troppo lento con il rischio di dover accentuare gli interventi correttivi nel corso dell’anno. Questo potrebbe amplificare le preoccupazioni degli operatori sulle prospettive dell'economia globale e di come i mercati reagiranno all’aumento del costo dei finanziamenti e dei prezzi.
In particolare, è possibile che le aspettative degli operatori possano cominciare a incorporare non solo l’aumento dei prezzi passati, ma anche l’attesa di maggiori livelli di inflazione in futuro. Alle critiche nei confronti dell’operato della FED e della BCE si oppone il giudizio positivo sulla Bank of England che si è mossa in anticipo aumentando i tassi per la seconda volta di 25 punti base e lasciando intendere che ci sarà un ulteriore aumento dello stesso importo alla prossima riunione del board.
Nel frattempo, i rendimenti sul debito dei paesi con stock più elevato come la Grecia e l’Italia stanno aumentando in seguito ad alcuni segnali provenienti dai verti della BCE. In passato era stata mantenuta una linea prudente sulla prospettiva di un rialzo dei tassi per diversi mesi, promettendo di mantenere condizioni di finanziamento favorevoli fino a quando l'economia dell'eurozona non si sarebbe ripresa dalla pandemia, tuttavia un primo cambio di rotta si è prospettato quando Christine Lagarde, lo scorso giovedì non ha escluso un potenziale aumento dei tassi quest'anno - come aveva fatto solo poche settimane prima - e evidenziato una "preoccupazione unanime" nel consiglio direttivo della BCE sull'inflazione record della zona euro del 5,1 per cento a gennaio. Durante il fine settimana, Klaas Knot, il capo della banca centrale olandese, è diventato il primo membro del consiglio della BCE a dire pubblicamente che dovrebbe aumentare i tassi di interesse quest'anno, avvertendo che l'inflazione della zona euro rimarrà al 4% per la maggior parte di quest'anno. Ha chiesto alla BCE di terminare gli acquisti netti di obbligazioni "il più presto possibile" in preparazione dell'aumento dei tassi nel quarto trimestre.
La reazione è stata immediata e ha spinto in alto i rendimenti dei BTP a 10 anni di 10 punti base all'1,84% portandoli ai livelli raggiunti nell'aprile 2020 agli inizi della pandemia. Lo spread rispetto ai Bund tedeschi - una misura fondamentale delle tensioni nei mercati obbligazionari dell'eurozona - è salito a 1,63 punti percentuali, il livello più alto dal luglio 2020. Secondo i commenti degli analisti riportati dal Financial Times il mercato obbligazionario si sta adattando alla maggiore probabilità che la BCE possa porre fine agli acquisti netti di beni nei prossimi mesi, aprendo la porta al suo primo aumento dei tassi di interesse da più di un decennio.
Le pressioni sui titoli del debito pubblico si sono ridimensionate dopo che la Lagarde ha rilasciato nuove dichiarazioni minimizzando le possibilità di un improvviso cambiamento della politica della BCE. Parlando al Parlamento europeo, ha spiegato: "Le possibilità che l'inflazione si stabilizzi al nostro obiettivo sono aumentate, ma non ci sono segnali che l'inflazione sarà persistentemente e significativamente al di sopra del nostro obiettivo nel medio termine, il che richiederebbe interventi restrittivi".
Al di là dei movimenti di breve termine e delle dichiarazioni dei banchieri centrali, che naturalmente devono mostrare estrema cautela per non innescare reazioni sui mercati, è possibile fare qualche considerazione di più ampio respiro sull’andamento dei tassi nei prossimi anni. A questo proposito, un approfondimento de L’Economist di questa settimana evidenzia come negli ultimi 20 anni i tassi di interesse siano rimasti bassi per via dell’eccesso di fondi alla ricerca di impiego a livello globale rispetto alle necessità di investimento.
Dunque per capire cosa avverrà in futuro dovremmo chiederci se questi trend di fondo si modificheranno. Secondo la rivista britannica una maggiore domanda di fondi da investire potrebbe derivare da una ripresa più veloce rispetto a quella della crisi del 2007-9 e dai programmi legati alla transizione energetica che verosimilmente nei prossimi anni vedranno crescere gli investimenti rispetto al passato. Sotto il profilo dell’offerta di fondi non ci si può attendere che la tendenza ad accumulare risparmi si riduca. Mentre in passato questa era trainata dalla crescita delle riserve delle economie asiatiche, in futuro un fattore determinante sarà caratterizzato dall’invecchiamento della popolazione mondiale. Questa tendenza dovrebbe indurre ad un aumento dei risparmi perché l'aumento dell'aspettativa di vita fa sì che le famiglie mettano da parte più soldi per la pensione e i pensionati tendono a consumare lentamente i loro beni.
Per riassumere, nel medio lungo periodo potremmo attenderci che i tassi di interesse non raggiungano livelli troppo elevati e, nella misura la crescita dei tassi riflette una ripresa degli investimenti va considerato un fattore positivo. Nel breve sembra sempre più probabile un aumento più veloce e intenso rispetto alle previsioni.
Riferimenti:
https://www.ft.com/content/f01dd37c-1588-4454-be45-f98cb871a1dc
https://www.ft.com/content/79de1ec9-2249-4757-a744-10cea1afe5e5