Crisi Ucraina: Commodity e Value Chain
Il gap di petrolio dovuto al conflitto vale 3m di barili al giorno
A quasi un mese dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia, molti mercati azionari hanno recuperato le perdite e le principali conseguenze del confitto sull’economia mondiale appaiono legate all’andamento del prezzo del petrolio e alle catene globali del valore.
Le principali incertezze sul primo punto derivando dalle reazioni dell’OPEC in termini di quantità offerta, alla capacità del comparto dello Shale-oil statunitense di compensare eventualmente il gap in termini di offerta e alle fluttuazioni nella domanda legate all’assorbimento dell’economia Cinese. Con riferimento al secondo punto le criticità rigurdano il peso di Russia e Ucraina sul commercio mondiale di alcune e la variabilità eccezionale nei prezzi di queste ultime.
Per quanto riguarda il prezzo del petrolio sotto il versante dell’offerta rileviamo che una quota rilevante della produzione russa viene a mancare per via delle sanzioni sia in termini di razionamenti imposti all’acquisto da quel paese, sia per le sanzioni finanziarie che impediscono la chiusura di transazioni per i pagamenti.
Secondo le stime dell'Agenzia Internazionale dell'Energia, i mercati internazionali potrebbero affrontare un deficit di 3 milioni di barili di petrolio al giorno da aprile come conseguenza. Per riferimento al mondo sono stati consumati circa 98 milioni di barili al giorno lo scorso anno. Lo sconvolgimento di quello che una volta era un mercato globale fluido è meglio illustrato dal differenziali tra i prezzi del petrolio Brent e quello degli Urali (generalmente considerato di qualità inferiore rispetto al primo). Il 31 gennaio la differenza era pari a 60 centesimi al barile, mentre il 18 marzo questo valore aveva toccato quasi 30 dollari. I paesi che avrebbero la capacità maggiore per compensare l’ammanco sono l’Arabia Saudita e gli Emirati Arabi Riuniti e al momento hanno solo confermato una decisione pregressa di aumentare la prodizione di 400k barili al giorno. Gli osservatori guardano con attenzione alla prossima riunione di fine marzo.
Con riferimento alla capacità degli Stati Uniti di compensare il Gap nell’offerta mondiale di petrolio al momento le criticità principali sembrano legate all’andamento dei tassi d’interesse, attesi in crescita nel corso dell’anno (che dunque rendono meno conveniente indebitarsi per far crescere le estrazioni) e ai vincoli sul mercato del lavoro poiché al momento le persone impiegate nel settore sono circa 128mila in calo dalle oltre 200 raggiunte nel picco del 2014.
Da ultimo l’assorbimento di greggio da parte della cine appare soggetto a forti incertezza: anche prima della pandemia si registravano segnali di rallentamento dell’economia legate in particolare a causa del settore delle costruzioni che attraverso la vendita dei terreni finanzia i governi locali. I recenti lockdown a Shangai e Shenzen potrebbero valere una riduzione nella domanda di petrolio pari a 650mila barili al giorno equivalente all’incirca alla produzione del Venezuela.
Oltre alle incertezze sul prezzo del petrolio anche l’andamento delle altre materie prime contribuisce ad aggravare le difficoltà delle imprese operanti sulle catene globali del valore. I due paesi forniscono insieme il 26% delle esportazioni mondiali di grano, il 16% di mais, il 30% di orzo e circa l'80% di olio di girasole e farina di semi di girasole. L'Ucraina fornisce circa la metà del neon del mondo, usato per incidere i microchip. La Russia oltre ad essere il terzo produttore mondiale di petrolio, il secondo produttore di gas e il primo esportatore di nichel, usato nelle batterie delle automobili, e di palladio, usato nei sistemi di scarico delle automobili, ha un peso rilevante anche nel commercio di alluminio e ferro.
Altro elemento cruciale è costituito dall’ampiezza delle variazioni nei prezzi il prezzo del Brent è salito a 128 dollari al barile l'8 marzo, poi è sceso sotto i 100 dollari una settimana dopo, mentre la Cina ha annunciato nuove restrizioni sul covid-19 e gli investitori hanno anticipato l'aumento dei tassi di interesse della Federal Reserve americana il 16 marzo. Il London Metal Exchange ha interrotto il commercio del nichel l'8 marzo dopo che il suo prezzo ha superato il record di 100.000 dollari a tonnellata. Quando le contrattazioni sono riprese il 16 marzo, un problema tecnico ha spinto la borsa a sospendere nuovamente le contrattazioni.
Le case automobilistiche, che non si sono ancora riprese dalle interruzioni della pandemia alle catene di approvvigionamento, affrontano nuovi problemi. Volkswagen e BMW, hanno tagliato la produzione in Europa mentre cercano nuovi produttori di cablaggi che raggruppano chilometri di fili elettrici nelle loro auto per sostituire i fornitori ucraini fuori uso. Secondo le stime della banca Morgan Stanley l’aumento del 67% nei prezzi del nichel prima che il commercio si fermasse ha rappresentato un aumento di circa $1.000 ai costi di input del veicolo elettrico americano medio. Secondo Citigroup, le case automobilistiche hanno finora avuto successo nel traslare i loro costi ai consumatori. Questo è più facile per case che producono veicoli particolari come la Tesla, ma i ogni caso incontra dei limiti nella disponibilità dei clienti nell’accettare gli aumenti.
Ad esempio per le aziende del comparto alimentare, anche se negli stati uniti sono stai aumentati i prezzi, questa mossa non è risucita a compensare i rincari al punto da proteggeri margini di profittio che sono stati erosi. Secono unRobert Moskow del Credit Suisse, un'altra banca, nota che i consumatori che hanno accettato dei rincari nel corso dell’ultimo anno potrebbero aver raggiunto il limite di sopportazione a fronte di un l'inflazione che negli Stati Uniti è ai massimi da 40 anni.
Mentre ci auguriamo che il conflitto possa concludersi al più presto per porre fine all’emergenza umanitaria, possiamo considerare che le conseguenze per l’economia mondiale continueranno a manifestarsi in particolare sotto il versante inflazionistico per i prossimi messi.
Riferimenti:
https://www.economist.com/business/russias-war-is-creating-corporate-winners-and-losers/21808223