Cryptocurrency e Finanza Decentralizzata
il fascino esotico del marchignegno innovativo che ti fa guadagnare un sacco di soldi.
Benvenuti al primo podcast del 2022 apriamo su 2 concetti di moda spesso fin troppo abusati. Le Criptovalute hanno il fascino esotico del marchignegno innovativo che, se lo compri per primo o se conosci le persone giuste, ci puoi fare un sacco di soldi. Il concept di questo strumento nasce dall’idea di creare una moneta che non fosse soggetta ad una singola autorità centrale e questo ci porta alla seconda parola di moda riguardante la finanza decentralizzata.
Mantenendo lo spirito di questa rubrica, che non vuole dare consigli di investimento, ma offrire strumenti conoscitivi e spunti di riflessione cerchiamo di mantenere una posizione per quanto possibile neutrale su questi temi evitando sia l’entusiasmo degli appassionati, che lo scetticismo a priori dei tradizionalisti.
Come detto le criptovalute nascono dall’idea di creare uno strumento per intermediare gli scambi che non sia soggetto ad un’autorità centrale. Questo è particolarmente rilevante per le persone che vivono sotto regimi autoritario o per quelle che risiedono in paesi dove non c’è più fiducia nella valuta locale.
Dal punto di vista della intermediazione dei pagamenti ad oggi l’esperimento non è riuscito perché manca infatti l’elemento fondamentale della stabilità del valore. L’utilità della moneta risiede nel fatto che io ci possa acquistare una quantità di beni e servizi che non cambia troppo e non troppo di frequente. Dunque le oscillazioni ampie e frequenti delle criptovalute non le rendono idonee a questo scopo.
Non a caso, quando il patron di Facebook ha cercato di dare vita ad una valuta digitale chiamata Lyra l’aveva concepita come stablecoin ossia uno strumento il cui valore è agganciato ad un paniere di valute tradizionali.
Se non le possiamo utilizzare per gli scambi possono almeno funzionare come riserva di valore o come strumento di diversificazione? In un articolo del 25 settembre l’Economist ci dava atto del fatto che diversi gestori di portafogli hanno iniziato a inserire piccole quote di criptovalute come strumento di diversificazione per l’andamento storicamente non correlato agli altri mercati. Tuttavia, questa mancanza di correlazione ha iniziato a venir meno lo scorso dicembre quando si è registrato un crollo parallelo a quello dei mercati tradizionali.
Per concludere la carrellata nell’abstract del paper di Nassim Taleb, intitotalo Bitcoin, Currencies, and Fragility leggiamo testualmente che: “nella sua versione attuale il bitcoin ha fallito nella creazione di una valuta senza governo (anzi non ha dato prova di poter essere affatto una valuta), non può essere una riserva di valore né nel breve né nel lungo termine (la stima del suo valore atteso non è superiore a zero) e non può neanche fungere da difesa contro l’inflazione, né contro la tirannia dei governi o nei confronti di eventi catastrofici.”
Senza invocare pregiudizi o preconcetti si pò dire che per il momento le criptovalute sono strumenti dai quali i risparmiatori dovrebbero tenersi alla larga ed eventualmente cercare di mantenersi informati sui possibili sviluppi futuri. L’innovazione tecnologica sta cambiando radicalmente il funzionamento dell’intermediazione finanziaria e a tendere anche il modo in cui operano le autorità monetarie che stanno tutte introducendo versioni digitali delle proprie valute.
Continueremo a parlare di queste tematiche nel podcast ricordando la regola aurea di non investire in quello che non si capisce e di cercare di dotersi di tutti gli strumenti necessari per comprendere a grandi linee i fenomeni che ci circondano
Vi ricordo che la Finanza in Soldoni oltre a questopodcast che trovate sulle principali piattaforme, una newsletter, è un libro che trovate in Libreria e nei principali Bookstore on line.
Arrivederci