DPB da 23 miliardi con 8 di minori imposte
Bene la riduzione delle imposte, male le quote 102 e 104
Il consiglio dei ministri ha approvato il documento programmatico di bilancio che verrà inviato a Bruxelles. Secondo i numeri diffusi dai principali organi di informazioni la prima legge di bilancio del governo Draghi dovrebbe valere 23 miliardi di cui 8 destinati alla riduzione delle imposte.
Di particolare rilievo le scelte in termini di previdenza ed ammortizzatori sociali. Con la fine di quota 100 si discute di un percorso graduale che passi da una quota “102” il prossimo anno e una quota “104” il successivo. Per quanto riguarda il reddito di cittadinanza la misura verrà mantenuta ma subirà profondi cambiamenti in particolare in tema di verifiche preventive sui percettori e meccanismi di incentivo ad accettare nuove opportunità lavorative. Anche le misure di sostegno per chi perde il lavoro dovrebbero subire delle revisioni in modo da dare vita ad un quadro complessivo più organico e coerente che includa anche politiche attive.
Osservando il bicchiere mezzo pieno si può dire che l’opera di mediazione tra le diverse istanze delle forze politiche presenti in parlamento porta a casa dei buoni risultati nella direzione di ridurre le distorsioni presenti del sistema e avviare il paese su un percorso che possa finalmente ritornare a livelli di crescita più elevati rispetto ai decenni passati. In particolare il taglio delle imposte, se verrà confermato, costituisce una fondamentale misura di equità e di compensazione nei confronti di quel “ceto medio” che non percepisce i benefit riservati ai meno abbienti e ad oggi risulta ingiustamente penalizzato in termini di carico fiscale.
Molto bene anche la volontà di riformare istituti come il reddito di cittadinanza, che ad oggi presentano chiari ed evidenti elementi diffusionali e di rendere più organico e coerente ed efficace sotto il profilo delle politiche attive il sostegno per chi attraversa la tradizione da un lavoro ad un altro.
Meno bene, anzi male la transizione del sistema pensionistico. Ad oggi un delle criticità maggiori sul piano dell’equità e della sostenibilità nel tempo per il nostro paese è costituita da un sistema previdenziale che riconosce un trattamento troppo vantaggioso a chi è oggi a riposo e lo fa a spese delle generazioni che oggi cominciano o sono a metà del proprio percorso lavorativo.
Si può comprendere che in un momento delicato in cui non siamo ancora usciti del tutto dalla stato eccezionale legato alla pandemia si sia voluto avere un atteggiamento più morbido e graduale. Questo non toglie che il problema sia grave e rilevante e che altri interventi si renderanno necessari per tenere in equilibrio il sistema.
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