La copertina de l’Economist di questa settimana è dedicata all’economia della scarsità, un tema del quale si è occupato anche l’Alieno Gentile su Twitter con l’hashtag #mancalaroba. Per valutare i possibili effetti sui prezzi occorre tenere presente che la mancanza di beni fisici può modificare le abitudini di consumo, incentivare lo sviluppo di processi produttivi e lavorativi alternativi e dunque la chiave interpretativa più rilevante è probabilmente la sostituzione.
I motivi contingenti della scarsità sono legati alla pandemia e alle misure di prevenzione e di contenimento dell’emergenza sanitaria come limitazioni alla circolazione internazionale di persone e merci, riduzione nella possibilità di accesso dei lavoratori ai siti produttivi. Inoltre, la compressine dei consumi realizzata nei periodi di Lockdown è stata seguita da un “rimbalzo” della domanda, ma mano che le misure restrittive sono state allentate.
L’editoriale del’Economist riporta poi almeno altri 2 fattori che contribuiscono ad aggravare la scarsità di beni e servizi. Da un lato la pressione per una riduzione dei combustibili fossili e un maggiore utilizzo di fonti energetiche rinnovabili, comporta tensioni temporanee nella fase in cui si riduono le produzioni più inquinanti e non si è ancora pronti per sostituirle con quelle pulite.
Il secondo fattore di rilevo è il protezionismo, approfondito nello Special Report di questa settimana, secondo il quale la politica commerciale, in particolare quella degli Stati Uniti, è sempre più influenzata da una serie di obiettivi che spaziano dall’imposizione di standard ambiantali e di trattamento dei lavoratori alla punizione degli avversari geopolitici.
E’ molto difficile interpretare quali effetti avrà il problema della scarsità sul sistema economico e farsi un’idea se i timori per un ritorno di inflazione elevata o addirittura di Stagflazione siano o meno fondati. Una chiave di lettura probabilmente utile riguarda i meccanismi di sostituzione.
La maggiore attesa sulla consegna di auto nuove, potrebbe riflettersi sui prezzi di quelle usate con pochi km che vengono percepite come validi sostituti. Questo esempio ci mostra come scarsità e ritardi nelle consegne, oltre a far crescere il prezzo dei beni, potrebbero in parte scaricarsi su prodotti sostitutivi riducendo l’impatto sul livello generale dei prezzi e ridimensionando il pericolo di un ritorno dell’inflazione.
La sostituzione può riguardare anche il lavoro se è più difficile reperire personale oltra a un immediato aumento dei salari (che contribuisce all’inflazione) potrebbe esserci un incentivo a rivedere i processi utilizzando meno lavoro grazie all’automazione. Inoltre, la maggiore diffusione del lavoro da remoto, nei casi in cui è possibile, potrebbe avere l’effetto opposto sui salari per via della sostituzione tra lavoro dipendente e indipendente e per la maggiore concorrenza potenziale tra i lavoratori (anche su scala internazionale).
Esistono tuttavia prodotti fisici e lavoratori che non possono essere sostituiti se mancano nel breve termine (es chirughi, ingegneri), in particolare quelli che svolgono attività ad elevata specializzazione. Dunque è molto difficile farsi un’idea sulle evoluzioni prospettiche dell’economia della scarsità, quello che si può dire è che a fronte delle evidenti pressioni inflazionistiche di breve termine, anche attraverso fenomeni di sostituzione, il ritorno di un periodo di elevata inflazione o di stagflazione non è scontato.
Da questa settimana sul canale YT Agorà di Liberi oltre le Illusioni torna Edufin con Annalisa Lo Spinuso, mentre sul canale pricipale è ripartita la serie delle Cronache dal Villaggio globale insieme a Marco Canestrari.