Nei Podcast precedenti abbiamo visto che gli effetti per l’economia mondiale dell’invasione russa ai danni dell’Ucraina si protrarranno nel tempo e interesseranno principalmente i prezzi delle materie prime e le catene del valore globali. A questo proposito sono già in discussione diverse misure di politica economica volte a rafforzare l’apparato militare dei paesi europei, ridurre la dipendenza dalle materie prime esportata dai paesi a rischio e mitigare gli impatti recessivi dello shock petrolifero.
L’agenzia di rating Fitch ha tagliato le stime di crescita a per l'Italia la previsione è di una crescita del 2,7% contro una stima precedente del 4,3%. Il pil mondiale, invece, è atteso in crescita del 3,5% quest'anno, 0,7 punti percentuali in meno rispetto alle previsioni precedenti, mentre nel 2023 del 2,8% (-0,2 punti). Anche le previsioni del Ministero dell’Econoia e delle Finanze confermano una revisione al ribasso significativa per la crescita del nostro paese attestandosi al 3%, contro il 4,7% previsto dal governo nella Nota di Aggiornamento dello scorso autunno.
Tra le misure più importanti in discussione per fronteggiare la situazione c’è la possibilità di una nuova serie di emissioni obbligazionarie comuni a livello europe, gli eurobond, che serviranno a finanziare la maggiore spesa militare e gli investimenti per la transizione energetica. Si tratta di una misura controversa e in parte sovrapposta al programma Next Generation EU che al momento è stato implementato in misura ancora molto limitata e che potrebbe essere rivisto alla luce degli sviluppi più recenti.
A tale proposito il commissario europeo per l'Economia, Paolo Gentiloni, durante un seminario organizzato dall'Università di Oxford ha dichiarato che L'Unione europea discuterà tra poche settimane se ha bisogno di emettere più debito congiunto per far fronte alle sfide create dall'invasione russa dell'Ucraina. "Proposte di questo tipo sono state presentate nelle ultime settimane da alcuni leader europei", ha detto, ripreso dall'agenzia Reuters,. "Ma penso che la vera decisione su questo tipo di misure probabilmente non avverrà in questo momento".
La Francia è favorevole a un nuovo debito Ue, non la Germania e gli altri Stati più ricchi del blocco anche perché il Next Generation EU resta in gran parte inutilizzato, con appena 74 miliardi di euro erogati finora. Per Gentiloni la vera discussione avrà luogo tra "poche settimane", quando "avremo una visione più chiara dell'impatto economico di questa crisi. Ma penso che non possiamo escluderlo", ha aggiunto.
Al contempo, ha chiarito il commissario europeo, i maggiori investimenti dell'Unione europea nella difesa, come conseguenza dell'invasione russa dell'Ucraina, dovranno essere tenuti in considerazione nelle nuove regole di bilancio e probabilmente richiederanno fondi europei. "Incrementare le nostre capacità difensive richiederà investimenti significativi nella nostra base industriale e tecnologica", ha sottolineato Gentiloni, spiegando che "finanziare questi investimenti richiederà un quadro di regole fiscali favorevoli e potenzialmente nuovi strumenti a livello europeo".
Anche il ministro Brunetta, in audizione in Commissione Affari Esteri ha dichiarato che Pnrr va aggiustato, perché non tiene infatti conto nè dell'inflazione nè di tutte le nuove variabili del contesto geopolitico internazionale.
Con riferimento alla politica monetaria sia negli Stati Uniti che in Europa sono attese misure restrittive volte ad arginare la crescita dell’inflazione e l’andamento crescente dei tassi di interesse ne anticipa l’implementazione. La Federal Reserve ha iniziato mercoledì scorso il ciclo di strette sui tassi d'interesse, portando il suo tasso di policy allo 0,25-0,5%. Nei giorni successivi il presidente Jerome Powell ha ventilato la possibilità che i prossimi rialzi siano superiori ai 25 punti base già attesi, mentre James Bullard a capto della Federal Reserve Bank di St. Louis ha ribadito che la banca centrale americana dovrà muoversi "aggressivamente" e portare i tassi velocemente su livelli abbastanza alti da limitare "leggermente" l'attività economica e riportare sotto controllo le pressioni inflazionistiche.
Per riepilogare sule versante della politica fiscale assisteremo ad una crescita della spesa militare e molto probabilmente ad un programma di investimenti per fronteggiare le criticità sul versante energetico, sul lato monetario si conferma l’attesa di misure restittive per contenere l’inflazione.
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