Secondo indiscrezioni riportate da Bloomberg l'Unione Europea si starebbe preparando a lanciare delle nuove emissioni obbligazionarie per finanziare le spese dell'energia e della difesa e la struttura del nuovo finanziamento potrebbe ricalcare quella del precedente programma ''Sure” per finanziare il sostegno all'occupazione a seguito della pandemia. Il piano dovrebbe essere presentato al summit di Versailles il 10-11 marzo e la notizia è stata accolta positivamente dai mercati finanziari con le borse in rialzo.
La notizia è stata successivamente smentita dal vicepresidente esecutivo della Commissione UE Frans Timmermans rispondendo ad una domanda sull'ipotesi di mettere in campo lo strumento del debito comune per l'emergenza energetica che ha dichiarato "Non c'è nessun progetto di eurobond" per le spese energetiche "a livello di Commissione, forse c'è a livello di qualche Stato membro".
Anche se non le indicazioni di dettaglio e le modalità operative non sono ancora note è di tutta evidenza che i governi dell’Unione Europea si preparano a varare delle misure straordinarie per mitigare gli effetti negativi del conflitto sul costo dell’energia nel breve termine e per ridurre la dipendenza dai combustibili fossili in prospettiva. Inoltre è di tutta evidenza che l’invasione dell’Ucraina ha reso prioritario un aumento della spesa militare per le nazioni europee e necessario un maggiore coordinamento.
In un quadro che al momento risulta ancora molto incerto e nel quale è necessario mantenere la massima attenzione e allerta per la popolazione Ucraina ancora sotto costante attacco proviamo a tracciare qualche considerazione sulla base delle ultime informazioni disponibili.
In primo luogo la guerra nel 2022 oltre che sul piano militare si combatte anche sul terreno economico e finanziario. Come evidenziato nei podcast precedenti l’imposizione di sanzioni senza precedenti e la reazione di imprese e governi dell’occidente sta mettendo in ginocchio l’economia russa che, nella misura in cui si appresta a ripagare i propri debiti in rublo sta dichiarando un default di fatto. L’ipotesi di una nuova emissione di bond comuni in alternativa o in abbinamento a programmi realizzati dai singoli governi indica una chiara e condivisa volontà di non sottovalutare l’offensiva russa e la minaccia che essa rappresenta in prospettiva anche per molti altri paesi dopo l’ucraina.
Mentre sul versante militare permangono delle esitazioni perché un intervento diretto della Nato, così come la creazione di una NO FLy Zone oppure la fornitura di aerei militari potrebbe essere considerata come una dichiarazione di guerra, sul piano economico l’acquisto di materie prime e combustibili, rimane l’arma finale. Stati Uniti e Gran Bretagna hanno già dato chiare indicazioni di voler interrompere gli acquisti e nel momento in cui si dovessero aggiungere anche gli stati dell’Unione Europea la situazione diventerebbe di fatto insostenibile per la Russia. Anche un eventuale sostegno da parte della Cina si prospetta sempre più difficile perché quest’ultima nazione ha interesse a non compromettere i rapporti commerciali con l’occidente, e in ogni caso la maggioranza delle transazioni tra i due paesi viene ancora regolata in dollari.
Per concludere ci attendiamo che, come la necessità di rispondere alla pandemia ha indotto i paesi europei ad una maggiore coesione (pensiamo al piano Next Generation EU) anche la nuova minaccia di carattere militare con risvolti immediati sul versante energetico porterà ad un rafforzamento dell’Unione tra i paesi, alla probabile introduzione di nuovi strumenti comuni e in definitiva ad un fronte più compatto e solido contro la minaccia di ulteriori espansioni da parte della Russia.