La Finanza in Soldoni è un podcast di Informazione ed educazione finanziaria a cura di Massimo Famularo
La Federal Reserve degli Stati Uniti ha aumentato i tassi di interesse di 75 punti base per la terza volta consecutiva portandoli al livello più alto dal 2008. Secondo le stime aggiornate della Fed il pil americano è atteso salire quest'anno dello 0,2%, rispetto all'1,7% previsto in precedenza, con un tasso di disoccupazione al 3,8% e un'inflazione al 5,4%. Il ritorno al livello del 2% è atteso solo nel 2025 (2,8% nel 2023 e 2,3% nel 2024).Il presidente Powell ha dichiarato che “Non esiste una strada indolore per battere l’inflazione”.
Di seguito una sintesi della comunicazione ufficiale.
Le rilevazioni più recenti indicano una crescita modesta dei consumi e della produzione. Negli stati uniti negli ultimi mesi la crescita dei posti di lavoro è stata robusta e il tasso di disoccupazione è rimasto basso. L'inflazione rimane elevata, a causa degli squilibri della domanda e dell'offerta legati alla pandemia, all'aumento dei prezzi dei generi alimentari e dell'energia e a pressioni più ampie sui prezzi.
La guerra della Russia contro l'Ucraina sta causando enormi disagi umani ed economici ed insieme agli eventi che da essa dipendono stanno creando ulteriori pressioni al rialzo sull'inflazione e pesano sull'attività economica globale.
Il Federal Open Market Comittee organo della baca centrale che regola la politica monetaria è molto attento ai rischi di inflazione e si propone di raggiungere la massima occupazione compatibile con un tasso di inflazione del 2% nel lungo periodo. A sostegno di questi obiettivi, si è deciso di innalzare l'intervallo target dei fed funds a 3-3,25%e prevede che potrebbero essere opportuni ulteriori aumenti in futuro.
Continuerà inoltra la riduzione nella quantità di titoli di debito pubblico e obligazioni garantite da mutui ipotecari, come descritto nei Piani di riduzione delle dimensioni del bilancio della Federal Reserve pubblicati a maggio.
Nel valutare l'orientamento appropriato della politica monetaria, si continuerà a monitorare le implicazioni delle informazioni in arrivo sulle prospettive economiche, adeguando prontamente l'orientamento della politica monetaria se dovessero emergere rischi che potrebbero ostacolare il raggiungimento degli obiettivi prefissati. Le valutazioni terranno conto di un'ampia gamma di informazioni, tra cui i dati sulla salute pubblica, le condizioni del mercato del lavoro, le pressioni e le aspettative inflazionistiche e gli sviluppi finanziari e internazionali.
Vediamo pertanto che la politica monetaria americana risulta perfettamente allineata a quella della banca centrale Europea rispetto alla quale anzi ha avviato in anticipo il percorso di rialzo dei tassi di interesse e riduzione della quantità di titoli posseduti.
Nei podcast scorsi abbiamo visto l’importanza di combattere l’inflazione e come la politica delle banche centrali agisca per influenzare le aspettative degli operatori. Possiamo aggiungere che l’aumento dei prezzi è un “nemico globale” contro il quale si combatte su entrambe le sponde dell’atlantico e che la prospettiva di una recessione appare sempre più probabile. Nei prossimi episodi ci occuperemo di alcune scelte di risparmio, specie di come investire in obbligazioni e spiegheremo il funzionamento dei titoli indicizzati all’inflazione sui quali ho ricevuto alcune domande dagli ascoltatori.
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