"Fortezza Russia" e Fondamenta di Argilla
Il blocco sulla banca centrale ha messo in scacco l'economia russa
La forza dell’esercito Russo, contro il quale sta eroicamente resistendo il popolo Ucraino è in qualche modo bilanciata dalla debolezza del suo sistema economico e questo lascia qualche speranza sull’evoluzione del conflitto. L'Occidente ha imposto sanzioni senza precedenti. Gli investitori si stanno liberando degli asset finanziari russi più velocemente possibile, mentre il rublo ha perso fino a questo momento un terzo del suo valore e secondo molti commentatori il governo potrebbe essere vicino al default.
Diversi provvedimenti di carattere economico e finanziario messi in campo negli ultimi anni dal presidente russo erano chiaramente volti a difendersi dalle prevedibili sanzioni che avrebbero fatto seguito all’invasione dell’Ucraina. Questa strategia, come riportato dall’Economist è stata battezzata “Fortezza Russia” da Timothy Ash di BlueBay Asset Management, si sta rivelando meno solida di quanto non si potesse immaginare.
Questa impostazione è anche conseguenza della della storia recente del paese: dopo la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1991 l'inflazione ha superato il 2.000%; nel 1998 la Russia è andata in default, con il rublo che ha perso di più di due terzi del proprio valore, in fine nel 2014 il crollo dei prezzi del petrolio, più le sanzioni internazionali per le azioni della Russia in Crimea e nel Donbas, hanno spinto l'economia in una profonda recessione.
L’idea di rendere il paese il più possibile autosufficiente e svincolato dal resto del mondo è diventata negli ultimi anni una vera priorità da realizzarsi diversificando la struttura dell’economia rispetto all’esportazione di petrolio e dal gas, due materie prime volatili, riducendo la dipendenza dalla tecnologia e dal commercio occidentale e riducendo il debito estero. Inoltre attraverso politiche fiscali e monetarie molto rigide si è accumulata una grande quantità di riserve per difendere il rublo o sostenere le imprese nazionali.
La dipendenza dagli idrocarburi si è in effetti ridotta scendendo al 9% del PIL rispetto al 15% dove si trovava quando Putin è entrato in carica. In alcuni settori la Russia ha sviluppato tecnologie che operano indipendentemente da quelle occidentali. Mir, un sistema di pagamento russo, ha rappresentato un quarto delle transazioni nazionali con carta nel 2020, rispetto a niente cinque anni fa. La quota delle importazioni russe classificate come "high-tech" sembra diminuire rapidamente, suggeriscono i dati della Banca Mondiale.
Tuttavia le fondamenta della Fortezza Russia sono meno solide di quanto non possa sembrare. Secondo alcune analisi condotte dal settimanale The Economist, in materia di investimenti dall’estero legati al controllo di aziende o alla costruzione di nuovi stabilimenti produttivi l'economia russa è un po' più dipendente dall'Occidente rispetto a dieci anni fa. Circa il 30% delle importazioni russe provengono dai paesi del G7. In alcuni settori, come la produzione di chip e computer, la Russia rimane completamente dipendente dai pezzi americani. Le carte di alcune banche russe sotto sanzione non funzionano più con Apple Pay o Google Pay, il che il 28 febbraio ha causato il caos nella metropolitana di Mosca, perché la gente non poteva passare dai tornelli.
Nonostante l’accumulo di riserve ai massimi storici e la riduzione della quota denominata in dollari il paese rimane dipendente dagli investitori stranieri. Le loro attività a breve termine (compresi i prestiti bancari e le azioni), in rapporto al PIL, sono alte in Russia come in altri mercati emergenti, e sono rimaste costanti dal 2014. Anche senza sanzioni, gli asset russi sarebbero sotto un'enorme pressione mentre gli investitori corrono verso le uscite.
Anche se esiste ancora un flusso di valuta estere in ingresso legato alle esportazioni energetiche, a causa delle sanzioni, il 65% delle riserve russe è di fatto congelato e il rimanente 35%, detenuto in oro e yuan, non può essere usato per difendere la valuta sui mercati del dollaro e dell'euro. Con il tempo le difficoltà della russia si aggraveranno, il paese ha ancora bisogno di dollari per pagare un terzo delle sue importazioni e anche quelle dalla Cina, per il 60% vengono regolate in dollari.
Per riassumere, secondo i principali commentatori mentre la Russia avanza nell’invasione militare, sta decisamente rimanendo indietro sul versante economico ed è destinata a perdere la guerra finanziaria con l’occidente. Se da questa analisi è possibile trarre elementi di ottimismo sull’esito del conflitto occorre considerare, che mentre la popolazione patisce le sofferenze maggiori per questa situazione il presidente russo potrebbe utilizzarla per radicalizzare ulteriormente il proprio disegno di separazione nei confronti dell’occidente.
Riferimenti: