Grecia fine dell’Austerity e lezioni per l’Italia
Si conclude il percorso di risanamento durato 12 anni
Sabato scorso in Grecia è terminato il regime di Sorveglianza Rafforzata sui conti pubblici certificando la fine di un percorso di ristrutturazione e consolidamento durato 12 anni. In questo periodo, le misure restrittive richieste dalla cosiddetta Troika, (BCE, IMF e Commissione Europea) sono state oggetto di giudizi contrastanti per via degli effetti recessivi sull’economia del paese, che si sono rivelati superiori alle aspettative.
Dal punto di vista politico si è spesso parlato di Austerity costruendo una narrazione per la quale i tecnici spietati delle istituzioni cattive hanno oppresso la popolazione innocente… non si sa bene per quale motivo.
La realtà è leggermente più complicata e anche sconveniente: la Grecia aveva aggirato in modo legale le regole di Maastrich sul deficit dello stato ricorrendo a strumenti derivati forniti dalla banca d’investimento Goldman Sachs. In questo modo, in virtù di una rappresentazione non corretta dei propri conti pubblici aveva beneficiato per alcuni anni di una sorta di “benessere artificiale” legato ai flussi di capitale estero ingresso nel paese. Con l’arrivo della Grande Recessione del 2009 i nodi sono venuti al pettine e il paese ha dovuto dichiarare una revisione del 15,5% del proprio deficit generando una corsa degli investitori a vendere i titoli del paese.
Per evitare conseguenze peggiori, tra le quali la possibilità di uscire dall’Unione Economica e Monetaria Europea il paese ha dovuto richiedere il sostegno del Fondo Monetario Internazionale e impegnarsi a realizzare le riforme alle quali questo sostegno era subordinato. Queste riforme hanno avuto un costo molto elevato per la popolazione e in particolare per le fasce più deboli.
La morale della favola è che non esistono pasti gratis e che ai politici che hanno causato il dissesto di un paese fa spesso comodo scaricare le responsabilità sui tecnici e sulle istituzioni che intervengono per limitare i danni.
E’ tuttavia bene ricordare che sono stati i politici, che hanno perseguito i propri interessi e hanno “comprato ” il consenso con le politiche espansive a creare le condizioni del dissesto e sono stati gli elettori a confermare quei politici. Anche la distribuzione dei sacrifici da sostenere per rimettere in sesto i conti pubblici è stata una scelta politica locale.
In Italia non abbiamo mai sperimentato circostanze di questo genere e non ci sono al momento indicatori che possano portarci in quella direzione. Tuttavia il nostro debito pubblico è al momento il più elevato in rapporto al Pil dopo la Grecia e, nei giorni successivi alle dimissioni del governo Draghi il rendimento dei titoli decennali italiani ha superato temporaneamente quello dei titoli greci, diffondendo un segnale dalla valenza simbolica non trascurabile.
Per riassumere:
la Grecia è uscita dal regime di sorveglianza speciale al quale era soggetta
il regime era stato istaurato perché il paese aveva richiesto aiuto al Fondo Monetario Internazionale in seguito ad una crisi del proprio debito sovrano
la crisi era stata causata da una cattiva gestione dei conti pubblici da parte dei politici locali
anche il modo in cui i sacrifici necessari a rimettere in sesto i conti sono stati distribuiti tra la popolazione sono una scelta politica locale
le narrazioni ideologiche trasferiscono spesso la “colpa” sui tecnici chiamati a rimediare ai danni fatti dai politici
non esistono pasti gratis e questo vale anche per l’Italia che per qualche giorno dopo la caduta del governo Draghi ha visto il rendimento del suo decennale salire oltre quello dell’equivalente greco
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Riferimenti
https://en.wikipedia.org/wiki/Greece_and_the_International_Monetary_Fund