In Parole Povere: Banche Centrali, Mercati e Prospettive
Proviamo a chiarire la situazione anche ai non addetti ai lavori.
Nei giorni scorsi abbiamo parlato della politica monetaria restrittiva e di come questa abbia influenzato negativamente i mercati. I risvolti più recenti a questo proposito vedono un rialzo di 75 punti base da parte della Federal Reserve degli Stati Uniti, di 50 punti base da parte della bank of England e alcune rassicurazioni da parte della banca centrale europea in merito all’utilizzo flessibile dei reinvestimenti per i titoli in scadenza del piano PEPP e allo studio di un nuovo strumento anti-frammentazione.
Si tratta di tematiche complesse, sulle quali talvolta anche gli esperti presentano posizioni differenti, per cui risulta difficile orientarsi in mezzo a tecnicismi e segnali talvolta contrastanti. Proviamo a fornire un po' di elementi per chiarire la situazione anche ai non addetti ai lavori.
Il punto di partenza è il dilemma tra inflazione e crescita economica. Per la prima il dato da tenere a mente è che un po' di inflazione, nell’ordine del 2% all’anno sia accettabile e finanche desiderabile, perché è il livello compatibile con una crescita sana dell’economia. Oggi il problema è che l’inflazione è superiore al livello desiderabile sia in Europa che negli Stati Uniti e le banche centrali stanno intervenendo per frenarla. Questo tipo di interventi può avere l’effetto collaterale di rallentare la crescita dell’economia e in passato quasi sempre il prezzo da pagare per sconfiggere l’inflazione eccessiva è stato quello affrontare delle recessioni.
Come se tutto questo non fosse già complicato, la guerra in Ucraina e l’atteggiamento miope della Cina nella gestione delle misure restrittive al covid stanno influenzando sia l’andamento dei prezzi (in particolare delle materie prime) che il commercio internazionale e di conseguenza la crescita globale.
Posto che i mercati finanziari si muovono sulle aspettative che gli operatori hanno sugli eventi futuri stiamo assistendo ad andamenti negativi per via dei timori che l’inflazione non venga sconfitta in tempi brevi, che le banche centrali siano costretta a misure sempre più restrittive e che in ultima analisi questo comporti una crescita sempre minore, finanche negativa dell’economia.
In Europa c’è la complicazione aggiuntiva di avere alcuni paesi (tra cui l’Italia) con un debito pubblico particolarmente elevato rispetto alle proprie Economie che potrebbe diventare insostenibile di fronte alla combinazione negativa di un minore intervento da parte delle banche centrali e di una crescita dell’economia inferiore alle aspettative. Per scongiurare il rischio che questo scenario evolva in una nuova crisi dei debiti sovrani, come quella nella quale il nostro Mario Draghi ha pronunciato il celebre Whatever it takes la BCE sta già correndo hai ripari dichiarando apertamente che i suoi interventi a sostegno dei paesi più deboli non si interromperanno in modo troppo brusco e che verrà sviluppato uno strumento ad hoc per fronteggiare il rischio di frammentazione, lo scenario nel quale i mercati di si convincono che il debito di alcuni paesi è diventato troppo rischioso o addirittura insostenibile.
Per i risparmiatori comuni possiamo attenderci una crescita dei prezzi dei beni e servizi con conseguente erosione del potere d’acquisto, una performance negativa nel breve termine delle attività finanziarie in portafoglio e un aumento del costo dei finanziamenti. Nessuna di queste prospettive dovrebbe generare preoccupazioni eccessive perché la tecnologia e la modifica nelle abitudini ci consente di gestire l’aumento dei prezzi (per esempio utilizzando servizi on line per acquistare o individuare beni e servizi a costo minore), per chi ha portafogli sufficientemente diversificati la performance negativa è meno penalizzante e in ogni caso temporanea, quanto alla gestione della finanza personale, più delle circostanze contingenti e all’andamento dei tassi conta un approccio equilibrato più volte descritto in questo podcast e che sarà oggetto anche di episodi futuri.
Per riassumere:
Le banche centrali hanno il dilemma di combattere l’inflazione senza danneggiare troppo la crescita
I mercati finanziari nel dubbio temono il peggio e per il momento scontano scenari particolarmente pessimistici
L’Europa ha la complicazione aggiuntiva di avere alcuni paesi più fragili e troppo indebitati
I risparmiatori comuni dovranno affrontare prezzi più alti e vedere oscillazioni più marcate nei propri portafogli
A oggi non possiamo sapere quanto intensa e duratura sarà questa fase negativa di incertezza, tuttavia non ci sono elementi particolari per temere il peggio
Vi ricordo che “La Finanza in Soldoni” oltre al podcast è una newsletter, una serie di video e un libro edito per la collana Anteprima di Lindau disponibile nelle principali librerie e su amazon e che è in lavorazione anche un nuovo libro dedicato ai ragazzi in cerca di un editore e di suggerimenti per la realizzazione.