In Parole Povere: Lotta all’inflazione e Rischio Recessione
La scorsa settimana, la Federal Reserve banca centrale degli Stati Uniti D’America, ha aumentato il suo tasso d'interesse di riferimento di mezzo punto percentuale, portandolo a un target range compreso tra 0,75% e l'1%. Si sono mossi nella stessa direziona anche la Bank of England, che ha alzato il suo tasso principale dallo 0,75% all'1% e la Reserve Bank of Australia che ha aumentato il tasso di riferimento per la prima volta in 11 anni, portandolo a 0,35%.
Le possibili conseguenze recessive della politica monetaria, assiema al protrarsi del conflitto bellico originato dall’invasione dell’Ucraina da parte della Russia e alle misure di contenimento della pandemia in Cina rimangono i principali fattori di incertezza per la crescita dell’Economia globale e di tensione per i mercati finanziari.
Nell’ottica divulgativa di questo podcast proviamo a chiarire i termini della situazione con parole semplici.
Per molti anni l’inflazione nei principali paesi sviluppati è rimasta al di sotto dei livelli che destano preoccupazione nelle autorità di politica monetaria. In generale una crescita eccessiva di questo indicatore è un problema per l’economia e la società poiché erode il potere d’acquisto dei cittadini meno abbienti ed espone al rischio di una spirale salari- prezzi che è stata descritta nell’episodio 16 di quest’anno.
Non dovendo preoccuparsi dell’inflazione le banche centrali hanno perseguito delle politiche espansive in particolare in seguito a crisi finanziarie come quella dei mutui subprime negli stati uniti oppure quella legata al debito sovrano in Europa e in fine per mitigare gli effetti negativi della pandemia che ha imposto una brusca frenata alla crescita dell’economia mondiale.
Nel momento in cui la maggioranza dei paesi si apprestava a lasciarsi alle spalle i problemi legati alla pandemia si è verificata una combinazione di fattori con un forte impatto sull’inflazione: da un lato le restrizioni alla circolazione di merci e persone hanno prodotto una temporanea scarsità di alcuni prodotti e materie prime riducendo l’offerta, dall’altro la ripresa dell’economia collegata alla rimozione delle misure restrittive (più gente in circolazione, maggiori consumi fuori casa) ha esercitato una pressione al rialzo sulla domanda.
Detta in modo semplice la combinazione di una domanda maggiore e di un’offerta minore ha causato un rialzo nei prezzi. Messa così poteva trattarsi di un fenomeno temporaneo e molte banche centrali hanno ufficialmente mantenuto questa posizione per diversi mesi dello scorso anno. Oggi sembra che l’inflazione possa durare più del previsto. e mentre negli stati uniti si tratta di un fenomeno collegato con la crescita dell’economia, in Europa appare collegato maggiormente con il prezzo dell’energia e dei prodotti alimentari.
Con riferimento agli stati uniti se si produce più ricchezza, si domandano più beni di consumo e di investimento per le imprese, se quanto viene domandato non si trova allora salgono i prezzi. In Europa l’invasione da parte della Russia ha portato ad un aumento dei prezzi del petrolio e di alcuni beni alimentari che le due nazioni in guerra esportavano.
Dunque l’inflazione non svanirà presto è, soprattutto negli Stati Uniti esiste una concreta prospettiva che la banca centrale debba far rallentare la crescita economica per limitarla. In Europa le misure restrittive saranno forse meno incisive e immediate anche a fronte di un contesto diverso dove l’economia cresce di meno. Le preoccupazioni maggiori per il vecchio continente la dimensione del debito pubblico di alcuni paesi (tra i quali in particolare l’Italia) che è cresciuta durante la pandemia e potrebbe diventare un problema se la banca centrale riduce la quantità di titoli che detiene e ridimensiona l’attività di sostegno che ha avuto durante la pandemia.
I mercati finanziari anticipano e riflettono gli scenari descritti spesso amplificandone la portata per poi correggere. All’inizio dell’anno abbiamo assistito ad una correzione dei listini azionari legata alle aspettative di una politica monetaria restrittiva. Successivamente nel corso del primo mese del conflitto tra Russia e Ucraina abbiamo assistito ad un parziale recupero (forse collegato alla percezione che le banche centrali avrebbero attuato politiche meno incisive) mentre assistiamo auna nuova correzione nell’ultimo mese.
Nei prossimi podcast continueremo a raccontare l’andamento dell’economia e dei mercati in parole povere, con riferimento alla gestione dei propri risparmi, non offrendo servizi di consulenza possiamo solo ricordare le poche semplici regole di “igiene finanziaria” sufficienti a una gestione razionale del proprio portafoglio. Chi ha realizzato una allocazione del proprio portafoglio coerente con la propria propensione al rischio e con le plausibili esigenze di liquidità non deve temere le fasi di oscillazioni dei mercati che anzi, possono costituire valide occasioni di acquisto in saldo.