Qual è l’investimento migliore per difendersi dalle crisi di governo e dall’instabilità politica? Anzi, visto che eventi di questo genere possono costituire un’opportunità, c’è modo di approfittarne per guadagnare? La risposta per i risparmiatori ordinari è sempre la stessa: cercare di battere i mercati nel breve termine è molto difficile e generalmente si traduce in una performance peggiore rispetto al mantenimento di un portafoglio adeguatamente diversificato e all’accumulo graduale nel temo mediante investimenti di piccolo importo.
Nello scorso podcast abbiamo visto che i mercati sono abituati all’instabilità politica italiana e sembrano riflettere nel breve termine in misura maggiore le aspettative in merito a una possibile recessione indotta da politiche monetarie restrittive che non all’ultimo atto della commedia all’italiana che caratterizza la classe dirigente del nostro paese.
Per quanto possa sembrare noioso o poco accattivante il messaggio usuale alla base di questa rubrica in queste circostanze può solo essere ribadito e confermato: le vicende di breve periodo, ivi incluse le periodiche crisi di governo italiche, anche in momenti delicati come questo dovrebbero avere scarsa rilevanza per il piccolo risparmiatore che deve guardare ad un’ottica di medio termine e possibilmente accumulare in modo graduale la propria riserva di valore per il futuro.
Così come in una puntata precedente abbiamo detto che occorre imparare a convivere con crolli e correzioni dei mercati finanziari, che inevitabilmente si susseguono occorre prendere atto della sostanziale irrilevanza degli shock di breve termine sulle strategie di investimento dei privati che devono avere un orizzonte più ampio. Non esiste un investimento anticrisi, ma esiste la presa di coscienza del fatto che le crisi non hanno influenza sui portafogli ben diversificati.