M&A, deteriorati e profittabilità - prospettive sistema bancario italiano
Intervento per Il Bollettino
La contesa recente per rilevare la quota di maggioranza Carige detenuta dal fondo interbancario di tutela dei depositi ha riportato l’attenzione su una delle tendenze di fondo che avranno un impatto rilevante sul sistema bancario italiano nel prossimo anno.
Oltre al percorso di consolidamento che si realizzerà verosimilmente mediante operazioni straordinarie di fusione acquisizione, particolare attenzione meritano ancora la gestione dei crediti deteriorati, con particolare riferimento alla categoria Unlinkely To Pay e il nodo strutturale della profittabilità che potrebbe beneficiare di un aumento nei tassi d’interesse.
Dopo l’acquisizione di Ubi da parte di Intesa Sanpaolo, e su scala minore l’acquisizione del Credito Valtellinesa da parte di Credit Agricole fin al matrimonio sfumato tra MPS e Unicredit rimangono aperte alcune possibilità di aggregazione nell’ambito degli istituti di medie dimensioni e si torna a parlare delle possibili combinazioni che potrebbero portare alla costituzione del cosiddetto terzo polo bancario del paese.
Se per quanto riguarda la profittabilità degli istituti di credito osserviamo segnali incoraggianti da oltre oceano dove una ripresa dell’economia è più robusta e l’aspettativa di un rialzo dei tassi viene percepito come più imminente, anche a fronte di pressioni inflazionistiche più pronunciate, in Europa l’entusiasmo è più contenuto perché la crescita rilevante dei debiti sovrani e le incertezze legate alla pandemia costituiscono un freno alla virata in senso restrittivo della politica monetaria che pure rimane altamente probabile per l’anno in corso e dovrebbe portare un contributo positivo ai bilanci degli istituti di credito.
Ultima ma non per importanza tra le determinanti di fondo rimane la gestione dei crediti problematici con particolare riferimento a quelli caratterizzati da un grado minore di deterioramento. Anche grazie a strumenti eccezionali come la GACS, garanzia statale sulle cartolarizzazioni di sofferenze, la parte più rilevante degli stock di Non Performing Loans è stata deconsolidata dai bilanci bancari, si è ridotta di tre quarti rispetto ai picchi registrati nel 2015 ed è tornata a volumi al di sotto di quelli registrati nel 2009.
La sfida principale come detto riguarda le esposizioni performing che presentano un rischio rilevante, classificate come stage 2 secondo il principio IFRS 9 e le esposizioni non performing qualificate come unlikely to pay. Si tratta dei crediti che al momento presentano i rischi più elevati e sulle quali i regolatori porranno maggiore attenzione. Dunque nei prossimi mesi possiamo attenerci un percorso di consolidamento del settore bancario, con una riduzione delle esposizioni deteriorate operata mediante operazioni straordinarie sotto la regia delle autorità di vigilanza e di governo che manterranno un approccio fortemente interventista sul sistema.