Margini d'interesse in crescita
Perché le banche italiane guadagnano così tanto dai rialzo dei tassi?
La finanza in soldoni è un Podcast di educazione e informazione finanziaria a cura di Massimo Famularo
Un recente articolo del Corriere della Sera, firmato dal vicedirettore Federico Fubini, ha evidenziato l’impatto asimmetrico del rialzo dei tassi di interesse, che si è trasmesso in misura significativamente superiore nei tassi applicati ai prestiti rispetto al rendimento riconosciuto sui depositi. Si tratta di un atteggiamento scorretto da parte delle banche? Della solita fregatura dei “poteri forti” ai danni dei poveri consumatori? In questo podcast vediamo come questo fenomeno sia in parte fisiologico e in parte legato alla scarsa alfabetizzazione finanziaria degli italiani e a qualche problema di concorrenza. Entrambe malattie che La Finanza in Soldoni cerca da sempre di curare.
Vi ricordo che potete scrivere all’indirizzo email mfamularoblog@gmail.com per fornire spunti, suggerimenti o formulare delle richieste su come indirizzare questa rubrica. Potete anche provare gratuitamente il servizio di financial coach che si basa su una serie di conference call e di interazioni via email, prevede un compenso concordato in base alle esigenze specifiche.
Allora le banche cattive guadagnano troppo?
La risposta è più articolata e meno ideologica di quanto non si possa immaginare e, sorpresa, sorpresa, ha a che fare con il mercato e la concorrenza. Ora una certa differenza tra i tassi attivi e quelli passivi è fisiologica ed è alla base di un indicatore fondamentale come il margine d’interesse. I tassi applicati sui finanziamenti hanno tipicamente scadenze più lunghe e vincoli maggiori rispetto ai depositi e ai conti correnti che in genere sono a vista. Dunque, è normale che le banche applichino tassi più elevati ai prestiti che concedono rispetto a quelli che riconoscono ai depositanti e correntisti.
Anche una reazione più veloce e intensa dei secondi rispetto ai primi è abbastanza comune considerando le circostanze di mercato in base alle quali i due tipi di tassi si muovono. Il rapporto tra cliente e banca si basa spesso su una consuetudine consolidata, sulla fiducia e, con la complicità di una certa ignoranza dei temi finanziari e disinteresse verso i costi effettivi del servizio, tendono ad essere abbastanza resistenti alle variazioni di tassi e condizioni. Se una banca offre mezzo punto in più rispetto ad un’altra non assistiamo ad una corsa dei correntisti a chiudere il rapporto con l’una e ad aprirlo con l’altra. Dunque è comprensibile che non ci sia una corsa degli istituti a rialzare i tassi sui depositi. Sul versante dei prestiti la concorrenza è maggiore, ma anche su quel fronte spesso la relazione vince sulle condizioni applicate.
Perché in apertura ha detto che i lauti guadagni sul margine d’interesse dipendono dall’ignoranza e dalla mancanza di concorrenza?
Perché come ho cercato di spiegare in molti episodi precedenti la dimensione dei fondi che gli italiani lasciano sui conti correnti evidenzia come non si rendano conto dell’onere che subiscono a causa della perdita di potere d’acquisto legata all’inflazione e del costo opportunità rispetto ai rendimenti ottenibili su strumenti di mercato a breve termine. E’ abbastanza evidente che, non solo i risparmiatori non lo capiscono, ma né consulenti, né gli intermediari glielo spiegano.
Le banche, visto che trovano un gran numero di clienti disposti a lasciargli giacenze infruttifere ingenti e possono usarle per ottenere rendimenti senza fatica o rischio, si comportano come operatori razionali e traggono beneficio dalla situazione. Qualcuno potrebbe dire che se ne approfittano, ma sarebbe errato attribuire una valenza etica a queste attività: come ho spiegato in altri episodi i risparmiatori italiani possono facilmente mettere a frutto la liquidità, se non lo fanno per ignoranza o per indolenza, non si può certo biasimare gli intermediari che si limitano a svolgere la stessa attività da secoli.
Cambiare conto corrente o accenderne uno nuovo è già molto facile e si può fare al cellulare in pochi minuti, dunque non ci sono temi di concorrenza potenziale: il principale ostacolo alla concorrenza reale è dato dalla ignoranza e indolenza dei risparmiatori italiani. Questo podcast prova a combattere entrambe queste malattie e nei prossimi episodi continuerà a spiegare la convenienza di mettere a frutto la liquidità e la semplicità con cui si può farlo.
Il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento. Per supporto nelle proprie scelte di impiego di risparmi suggerisco di rivolgersi a professionisti abilitati.
Il contenuto di questo podcast non costituisce consulenza finanziaria e non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento. Per supporto nelle proprie scelte di impiego di risparmi suggerisco di rivolgersi a professionisti abilitati.
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