Mercati: quanto manca al prossimo crollo?
I multipli di borsa richiamano la fase pre dot.com e crollo del '29
Commentando l’andamento dei mercati azionari da inizio anno abbiamo visto come molti analisti abbiano parlato di “correzione temporanea” e di opportunità di acquisto. L’Economist di questa settimana si interroga sulla possibilità che si tratti invece del preludio ad un calo più significativo. Quello che i risparmiatori possono imparare dalla storia è che crolli come quello del 1929 o del 2000 sono accaduti e molto probabilmente si ripeteranno in futuro, ed è proprio in considerazione di questi eventi che vanno ricordare le considerazioni fatte in termini di diversificazione, corretto bilanciamento dei propri portafogli, investimento graduale nel tempo e scarsa convenienza/rischio eccessivo di qualsiasi tentativo di prevedere l’andamento dei mercati.
Dopo la crescita del 2021 le borse americane hanno sperimentato nel mese di gennaio il calo peggiore dal 2009. Quella che in molti hanno salutato come una correzione salutare rispetto agli eccessi sperimentati in precedenza potrebbe tuttavia essere solo l’avviso di un crollo più rilevante. Robert Shiller, Economista della Yale University, che ha vinto un premio Nobel per il suo lavoro sulle bolle speculative, ha tracciato un parallelo inquietante con l’andamento dei mercati prima del grande crollo del 1929: secondo alcuni sondaggi recenti, oggi la percentuale di investitori singoli che pensano che il mercato sia sopravvalutato ha raggiunto un picco dai primi anni 2000, periodo nel quale c’è stata la bolla delle dotcom. Al tempo stesso, anche la convinzione che ci sarà una rapida ripresa dopo il crollo è ai massimi storici. Questo atteggiamento in apparenza contraddittorio è molto simile a quanto osservato ai tempi della grande depressione.
Guardando al rapporto cyclically adjusted price-to-earnings per i titoli dell’indice S&P 500 vediamo che in media le azioni quotano 40 volte gli utili, un livello simile a quello registrato alla fine degli anni ’90 prima della bolla dotcom e superiore al valore di circa 30 che ha preceduto il crollo del 1929. Considerando che nuove ulteriori correzioni non possono essere escluse, occorre domandarsi come reagirà il sistema finanziario globale, se sarà in grado di assorbire la correzione o se reagirà amplificandola. La risposta non è ovvia anche in considerazione delle rilevanti trasformazioni guidate negli ultimi decenni dall’innovazione tecnologica e dalla regolamentazione.
Un primo aspetto rilevante è che le modifiche regolamentari hanno contribuito a spostare i rischi dagli intermediari finanziari verso gli investitori individuali, questo vuol dire che si è ridotta la prospettiva che i crolli dei mercati possano causare il dissesto delle banche, con conseguente necessità per i governi di intervenire per salvarle. Oggi le banche sono meno rilevanti per il sistema finanziario, meglio capitalizzate e detengono meno attività altamente rischiose. Il rischio di maggiori perdite grava in misura maggiore su quotisti di fondi a lungo termine e piccoli azionisti che, , sulla carta, sono meglio attrezzati per assorbire le perdite.
La diffusione delle piattaforme di trading che hanno portato quasi a zero il costo di intermediazione da un lato ha offerto anche a investitori con disponibilità limitate la possibilità di accedere ai mercati, dall’altro ha distribuito il rischio su una pluralità più vasta di operatori. I volumi di transazioni sulle azioni non sono più guidati dai fondi pensione, ma dagli ETF exchange traded funds e da molti di piccoli investitori retail che usano le nuove app di trading. I flussi di credito a livello globale non sono più intermediati solo da grandi prestatori come Citigroup, ma anche beneficiano anche dell’attività di grandi gestori di patrimoni come BalckRock che acquistano obbligazioni in molteplici giurisdizioni.
Se il sistema finanziario è meglio attrezzato per gestire alcuni rischi, rimane per altri versi vulnerabile. Un rischio non da poco è costituito dalla leva finanziaria implicita nei sistemi di Shadow banking e nei fondi d’investimento. Per esempio, il totale dei prestiti e delle passività simili a depositi di hedge fund, fondi immobiliari e fondi del mercato monetario è salito al 43% del PIL, dal 32% di dieci anni fa. Altro elemento rilevante è che, anche se il nuovo sistema è più decentralizzato, si basa ancora sulle transazioni incanalate attraverso pochi nodi che potrebbero essere sopraffatti dalla volatilità. Gli ETF, con 10 mila miliardi dollari di attività, si affidano a poche piccole società di market-making per garantire che il prezzo dei fondi segua accuratamente le attività che possiedono.
Nel gennaio 2021 il trading frenetico di un singolo titolo, GameStop, ha portato al caos, esercitando pressioni sul sistema dei margini di garanzia e mettendo in difficoltà nuovi broker come Robinhood. Il sistema finanziario orientato più ai mercati che agli intermediari è per natura iperattivo per la maggior parte del tempo, nei periodi di stress eccessivo questo può degenerare nel panico. Un eventuale crollo dei mercati non è solo un problema per trader e specialisti, ma un fenomeno che può avere un impatto anche per le famiglie, che detengono azioni attraverso i broker on line e attraverso fondi comuni e per le quali la disponibilità di credito dipende dal corretto funzionamento dei mercati monetari. Per questo motivo a fronte di un evento eccezionale come la pandemia le banche centrali sono intervenute per sostenere i mercati obbligazionari.
Nel prossimi mesi le autorità di politica monetaria si troveranno no di fronte al dilemma di dover attuare una svolta restrittiva per arginare le pressioni inflazionistiche, ma questo oltre che rallentare la crescita economica potrebbe innescare instabilità sui mercati finanziari come osservato nel primo mese dell’anno.
Per concludere, non possiamo sapere quando ci sarà il prossimo crollo ed è opportuno tenere a mente che numerosi indicatori segnalano che potrebbe essere vicino, in quest’ottica diventa ancora più importante verificare il corretto bilanciamento dei propri portafogli e realizzare un adeguato livello di diversificazione tenendo a mente che cercare di prevedere con precisioni i movimenti dei mercati per approfittarne o per attuare strategie difensive è sempre rischioso e potrebbe costare caro.
Riferimenti
https://www.economist.com/leaders/2022/02/12/what-would-happen-if-financial-markets-crashed
https://www.economist.com/finance-and-economics/2022/02/12/is-the-modern-bank-light-financial-system-better-than-the-old-one