Perché il ritorno dell'Inflazione spaventa tanto?
Spoiler: non ci eravamo più abituati, dovremo farlo
Nuova pillola video de #lafinanzainsoldoni in questi giorni sentiamo parlare molto di banche centrali, rialzo dei tassi d’interesse per contrastare l’inflazione e del pericolo di una recessione. Tutte parole di cui abbiamo una vaga idea così si in termini di significato che dei meccanismi con i quali queste entità interagiscono. Nello spirito della Finanza in Soldoni proviamo a spiegare in parole molto semplici il significato di questi termini e poi proviamo a capire come usare questi strumenti per capire quello che ci succede intorno.
Partiamo dall’inflazione che da circa un anno a questa parte è al centro dei discorsi riguardante l’economia e la politica economica. Detta in modo super semplice, chiedendo agli economisti seri di turarsi le orecchie per non sentire, inflazione è quando i prezzi salgono. Che detta così pare facile, però per cogliere appieno il fenomeno è necessario addentrarsi in qualche considerazione aggiuntiva.
In primo luogo i prezzi delle cose non si muovono tutti insieme e soprattutto non nella stessa direzione.
Ad esempio prezzi dei prodotti ad alta tecnologia in genere scendono. In particolare, quando esce un nuovo smartphone o un nuovo PC il prezzo è, poniamo, 10. Dopo 6 mesi o un anno il prezzo di quello stesso prodotto sarà inferiore, poniamo 9 oppure 8. Questo perché spesso nel frattempo è uscita una nuova versione dello stesso prodotto. Dunque, per farla complicata, da un lato per i prodotti tecnologici, l’esistenza di nuove versioni o di nuovi prodotti analoghi fa si che i prezzi tendano a calare nel tempo.
Dall’altro, se ci concentriamo su quanto costa l’ultima versione di un determinato prodotto, ossia nell’ipotesi di voler comprare sempre l’ultimo modello è possibile che i prezzi salgano perché il nuovo modello spesso costa più del precedente. Tuttavia, è anche vero che i nuovi modelli spesso hanno caratteristiche differenti. Se confrontiamo l’ultimo modello di smartphone con i primi cellulari grossi come un citofono abbiamo l’esito della comparazione non è univoco. Il citofono costava qualcosa come un milione di lire e rotti, probabilmente equivalente a 1000-1200 euro di oggi (e in questo modo stiamo già introducendo il concetto di parità di potere d’acquisto di cui parleremo tra poco). Un prodotto con le stesse caratteristiche oggi lo compriamo con 40-50 euro, dunque, si potrebbe dire che il prezzo è decisamente crollato. Se guardiamo al ruolo di status symbol a quel prodotto che hanno in pochi e che denota la volontà di essere sempre al passo con la tecnologia più recente allora, forse l’equivalente del citofono anni 90 oggi è uno smartphone di quelli particolarmente costosi.
La morale della favola è che non è facile capire come variano i prezzi perché la natura delle abitudini e le caratteristiche dei prodotti cambiano. Alcuni oggetti che sono al centro dei consumi di oggi, come lo streaming TV, i viaggi low cost o i servizi di cloud computing, semplicemente non esistevano 10 o 15 anni fa.
Compresa la natura complessa del problema, è di tutta evidenza che uno strumento che ci consenta in modo agevole di capire se i prezzi salgono o scendono è estremamente utile. Questo perché l’andamento dei prezzi misura il potere d’acquisto della moneta che usiamo tutti i giorni. Prima ho lasciato cadere un’affermazione del tipo un milione di lire di molti anni fa equivalente a 1000 euro di oggi. E’ ovviamente una semplificazione, però lascia passare un messaggio. Quando l’euro è stato introdotto, il rapporto di conversione con la lira era di 1936,27 lire per un euro. Questo significa che in termini nominali 1000 euro dovrebbero equivalere a circa 2 milioni lire. Un altro modo di guardare questo confronto è ragionare in termini reali. Quando ho detto che un milione potrebbe equivalere a circa 1000 euro mi riferivo al fatto che guardando alle cose che puoi comprare con il denaro, dunque tenendo conto dell’andamento dei prezzi, il rapporto potrebbe essere più vicino a circa 1000 euro per un milione di lire.
Se proviamo a fare la conversione con il sito infodata del sole24ore troviamo che 1 milione del 1990 equivale a 994,28€ di oggi. Dunque ci ero andato vicino.
Tirando le fila di quanto abbiamo detto finora possiamo riassumere che:
· Inflazione è quando i prezzi salgono
· Misurare di quanto e quali prezzi salgono non è facile, perché alcuni prezzi salgono, altri scendono, alcuni prodotti e servizi spariscono, ne nascono di nuovi e le abitudini cambiano
· Avere una misura di quanto cambiano i prezzi è molto importante perché ci aiuta a capire il valore reale della moneta, ossia quanti beni e servizi possiamo comprare con i soldi che abbiamo
In particolare, l’esempio del telefonino ci aiuta a capire che, per mantenere lo stesso tenore di vita, una persona che nel 1990 guadagnava un milione di lire dovrebbe oggi guadagnare 994,28 euro e non 516,45 che risulta dall’applicazione del tasso di cambio fissato al momento dell’introduzione dell’euro.
Ora non ci serva capire i dettagli tecnici di come viene misurata l’inflazione. Quello che conta è che alcune istituzioni come l’ISTAT e l’EUROST selezionano un insieme di beni che rappresenta mediamente i consumi della popolazione e ne monitora l’andamento dei prezzi, calcolando una sorta di grade media che è l’indice dei prezzi al consumo. Esistono poi altre complicazioni e altri panieri di beni, tuttavia per semplificare è sufficiente dire che l’inflazione misura la crescita dei prezzi, ossia la variazione positiva intervenuta in un intervallo di tempo. Se la variazione è negativa, ossia se i prezzi scendono invece di salire si parla di deflazione.
A questo punto saremmo pronti per parlare del legame tra inflazione e la crescita economica e soprattutto del ruolo delle banche centrali nel contenere questo fenomeno. Però la finanza in soldoni vuole raccontare le cose in modo leggero e uno dei modi per farlo e trattare gli argomenti “a piccole dosi”. Pe questo video ci accontentiamo di chiudere con qualche riferimento all’attualità e alla storia recente, riservandoci di approfondire la questione della politica economica, ossia dell’intervento dei governi e delle banche centrali in un video successivo.
Negli ultimi 20-25 anni prezzi sono cresciuti poco e l’inflazione non è stata una preoccupazione rilevante per i governi e per i cittadini. Nell’ultimo anno e mezzo la velocità con cui crescono i prezzi è aumentata e questo può essere fonte di preoccupazione. Perché? Perché gli esperti concordano sul fatto che, un po' di inflazione, diciamo circa un 2% all’anno sia la quantità più indicata per uno sviluppo ordinato dell’economia. Se l’inflazione è inferiore al 2%, è possibile che l’economia stia crescendo meno di quanto potrebbe. Se l’inflazione è molto maggiore del 2% c’è il rischio che si inneschino dei pericolosi circoli viziosi, in particolare quello noto come spirale salari e prezzi.
Ne abbiamo accennato quando abbiamo confrontato il salario in lire con quello in euro qualche minuto fa. Se mi aspetto che i prezzi cresceranno in media del 10% vuol dire che il valore del mio stipendio, misurato in termini delle cose che posso comprare si ridurrà del 10%. Allora, per prevenire questa eventualità potrei cercare di avere un aumento di pari importo per compensare la perdita. Ma questo vuol dire che i costi per il mio datore di lavoro dovrebbero crescere in misura proporzionale e lui potrebbe cercare di recuperare questa crescita aumentando il prezzo dei prodotti che vende. Dunque la mia previsione in qualche modo si sarebbe auto-avverata attraverso la mia richiesta di un aumento di stipendio.
L’argomento delicato è quindi basato sulle aspettative e sulla possibilità che si inneschi un circolo vizioso. Il numero “magico” del 2% che piace alle banche centrali è un numero in base al quale gli individui non dovrebbero avere aspettative eccessive di crescita dei prezzi e questo è confermato dall’esperienza degli ultimi 25 anni.
Qual è il rischio legato all’inflazione? Il rischio più importante è che si diffonda l’aspettativa che i prezzi saliranno, che questo induca i lavoratori a chiedere salari maggiori e le imprese a proporre prezzi di vendita più alti. Se questo meccanismo si innesca può portare risultati molto dannosi per l’economia e in particolare per gli individui con redditi più bassi. Quando l’inflazione va fuori controllo si crea un clima generale di incertezza, perché gli operatori non possono sapere in anticipo quale sarà il prezzo dei prodotti finali e quello dei fattori produttivi come il capitale e il lavoro. Per proteggersi, i lavoratori vorranno salari sempre più alti e le imprese offriranno i propri prodotti a prezzi sempre più elevati.
Dunque l’aspettativa che i prezzi saliranno induce gli operatori a comportarsi in modo che i prezzi salgano. Ovviamente non sarà possibile per i lavoratori ottenere aumenti all’infinito, né per le imprese chiedere prezzi esorbitanti. L’obiettivo principale delle banche centrali è intervenire perché l’inflazione non assuma delle dinamiche fuori controllo.
Quello a cui assistiamo oggi è un ritorno dell’inflazioni su livelli che non si vedevano da decenni e questo comporta dei timori generalizzati. Se le banche centrali riusciranno a scongiurare la crescita eccessiva dell’inflazione è possibile che questo porti l’economia in recessione. Se non ci riescono, potremmo assistere ad uno scenario critico in cui i cittadini vedranno eroso il proprio potere d’acquisto dalla crescita eccessiva dell’inflazione. Peggio del peggio esiste lo scenario della stagflazione, il peggiore di tutti i mali, nel quale oltre all’inflazione elevata c’è anche la recessione, ma di questo parleremo in una puntata dedicata.
Per riassumere:
· Si parla molto d’inflazione, perché per decenni questo indicatore era stato sotto controllo
· Il pericolo principale legato a questo fenomeno è la possibilità che il circolo vizioso delle aspettative porti l’andamento dei prezzi fuori controllo danneggiando l’economia e in particolare i redditi più bassi
· Per combattere l’inflazione può essere necessario rallentare l’attività economica e far crescere la disoccupazione e questo è il timore principale che ultimamente sta facendo crollare i mercati finanziari
Come promesso il libro sula “finanza per ragazzi” è in lavorazione e anche alla ricerca di un editore, se avete spunti e suggerimenti fatemelo sapere.