Powell a Jackson Hole
La FED conferma che la lotta all'Inflazione rallenterà la Crescita Economica
Il presidente della Federal Reserve Jerome Powell, nel discorso tenuto al consueto meeting di Jackson Hole ha ribadito l’impegno della banca centrale americana a mantenere la stabilità dei prezzi e di conseguenza a contrastare l’inflazione in crescita. I mercati, leggendo in queste parole l’anticipazione di misure restrittive particolarmente incisive hanno reagito negativamente.
Come abbiamo spiegato negli episodi scorsi, l’inflazione è la variazione positiva del livello generale dei prezzi e una crescita eccessiva di questi ultimi è ritenuta un fattore nocivo per l’economia. Sulle modalità attraverso le quali le banche centrali operano vi rimando all’episiodio 55 di questi podcast basato su documento informativo della BCE
Riportando le parole del banchiere centrale leggiamo:
"La stabilità dei prezzi è il fondamento dell'economia. Senza la stabilità dei prezzi l'economia non funziona per tutti. In particolare, senza stabilità dei prezzi" ci sono rischi per il mercato del lavoro e "il peso dell'alta inflazione ricadrebbe su coloro che possono sopportarlo meno", spiega Powell mettendo in evidenza che "riportare la stabilità dei prezzi richiederà tempo e un uso forte dei nostri strumenti per bilanciare la domanda e l'offerta. Ridurre l'inflazione richiederà probabilmente un periodo di crescita sotto il trend" e un indebolimento del mercato del lavoro. "I tassi alti, la crescita più lenta e più deboli condizioni sul mercato del lavoro faranno scendere l'inflazione, ma causeranno dolori per le famiglie e le imprese - aggiunge Powell - . Questi sono sfortunatamente i costi del ridurre l'inflazione ma non farla scendere causerebbe ancora maggiori problemi".
Si tratta in qualche modo del male minore, perché un’azione troppo cauta o tardiva potrebbe portare a interventi correttivi in seguito amplificando i costi per l’economia.
Il messaggio che ha spaventato i mercati risiede pertanto nella conferma che l’azione della banca centrale sarà molto decisa e che dunque dobbiamo attenderci ulteriori rialzi dei tassi di interesse e probabili ripercussioni sulla crescita economica che potrebbero anche portare alla recessione. Attualmente i mercati stimano un rialzo da parte della FED di altri 125 punti base entro la fine dell’anno.
Anche Isabel Schnabel, membro del comitato esecutivo della Bce, si è schierata apertamente a favore di interventi forti, e quindi rialzi dei tassi senza “cautela”, rendendo probabile un aumento di 50 punti base alla prossima riunione dell’8 settembre. In uno scenario che si preannuncia volatile a causa del contesto geopolitico, anche in Europa, secondo gli analisti di Equita SIM, il mercato sconta un incremento tra 125-150 punti base entro fine 2022 (quindi tasso sui depositi all’1,25-1,5% a fine anno).
Per riassumere:
Il dottore della banca centrale americana ha chiarito che la cura contro l’inflazione sarà dolorosa per le famiglie e le imprese e potrà comportare una recessione dell’economia americana
Anche in Europa ci saranno analoghe misure per contenere la crescita dei prezzi
Nell’immediato i mercati hanno reagito negativamente, tuttavia su un orizzonte temporale più lungo se la cura delle banche centrali funziona il sacrificio per le famiglie e le imprese costituirà il male minore