Nell’ultimo podcast ho provato a raccontare in parole povere il dilemma dei banchieri centrali divisi tra la necessità di frenare la crescita dell’inflazione e il rischio concreto di causare una recessione nel tentativo di raggiungere questo obiettivo. Oggi provo a chiarire quello che i giornalisti hanno chiamato “scudo anti-spread” cercando di evitare le distorsioni ideologiche e le strumentalizzazioni politiche, che tipicamente vengono sollevate quanto si parla di debito pubblico.
Partiamo dal famigerato spread e ricordiamo che si tratta della differenza tra il rendimento dei titoli di stato italiano a medio e lungo termine e quello di titoli di stato tedeschi con analoga scadenza. In genere si prende come riferimento la scadenza a 10 anni. Per rendimento si intende il rapporto tra la cedola pagata da questi titoli e il prezzo di mercato degli stessi. Per esempio se un titolo è stato emesso a 100 e paga una cedola di 5 il suo rendimento facciale sarà del 5%, ma chi ha acquistato il titolo pagando 90 avrà un rendimento pari a 5/90 ossia del 5,56%. Dunque, al variare del prezzo di mercato dei titoli, varia il rendimento effettivo ottenuto da chi li possiede.
In finanza il rendimento di un titolo è di norma proporzionale al rischio che si corre detenendolo. Dunque esiste uno spread, ossia una differenza di rendimento tra BTP e Bund perché il titolo italiano è considerato più rischioso. I motivi alla base di questa valutazione sono diversi e riguardano principalmente, la solidità politica ed economica dei due stati, semplificando molto si può fare riferimento al fatto che il debito italiano è in proporzione al PIL più grande di quello tedesco e dunque maggiormente esposto alla possibilità di diventare “insostenibile”.
Per valutare se un debito e sostenibile in genere si guarda al tasso di crescita dell’economia e al livello dei tassi d’interesse vigenti sul mercato. Se la crescita dell’economia è sufficiente a ripagare gli interessi sul debito e contenerne la crescita in percentuale sul PIL allora si dice che il debito è sostenibile.
In questi giorni vediamo che le previsioni di crescita economica vengono riviste al ribasso, mentre i tassi di interesse crescono e questo significa che chi ha un debito molto grande rispetto al PIL, potrebbe trovarsi in difficoltà. Una misura di questo fenomeno è data appunto dallo spread tra BTP e Bund. Quando questo differenziale cresce vuol dire che gli operatori temono che il debito italiano stia diventando più rischioso.
Nel corso della pandemia la banca centrale è intervenuta a sostegno dei paesi con debito più elevato e questo ha tranquillizzato gli operatori. Oggi che è stato annunciato che gli interventi saranno minori e tassi di interesse più elevati sono tornati i timori.
Per questo motivo la banca centrale ha annunciato la creazione di un nuovo strumento che servirà ad evitare che lo spread tra i paesi più deboli e la Germania diventi troppo ampio. Questo meccanismo in parte complicato ha risvolti sia economici che politici.
Sul piano tecnico la banca centrale deve cercare di materne ordinate condizioni di mercato che consentano alla sua politica monetaria di trasmettersi al sistema economico. Sul piano politico la dimensione del debito pubblico è determinata dalle scelte dei governi e il sostegno che la BCE ha dato e continuerà a dare al nostro paese è in qualche modo collegato alle riforme che abbiamo fatto e che ci proponiamo di fare per ridurre nel lungo periodo la dimensione del debito rispetto al PILPer riassumere:
Lo spread è la differenza di rendimento tra BTP e Bund a 10 anni
La differenza si calcola sul rendimento effettivo calcolato tra tasso cedolare e prezzo di mercato e di conseguenza varia nel tempo con l’andamento dei prezzi
Un rendimento maggiore è associato ad un maggiore rischio per cui quando lo spread aumenta vuol dire che gli operatori ritengono il debito italiano relativamente più rischioso
La banca centrale può intervenire per ridurre lo spread comprando titoli e sostenendo il prezzo di quelli italiani e lo ha fatto nel corso della pandemia, ma si tratta di interventi temporanei
Lo “scudo anti-spread” è un meccanismo che la BCE sta studiando per sostenere i paesi con debito più elevato rispetto al PIL con interventi simili a quelli realizzati durante la pandemia
Il sostegno sarà necessariamente limitato nel tempo e collegato al percorso di riforme che dovrebbero portare a una maggiore crescita economica, una minore dimensione del debito rispetto al PIL
Vi ricordo che “La Finanza in Soldoni” oltre al podcast è una newsletter, una serie di video e un libro edito per la collana Anteprima di Lindau disponibile nelle principali librerie e su amazon e che è in lavorazione anche un nuovo libro dedicato ai ragazzi in cerca di un editore e di suggerimenti per la realizzazione.