TPI ancora sullo Scudo anti Spread
Destinato ai paesi "solidi" oggetto di attacchi ingiusitificati
Nell’ultima comunicazione ufficiale, con la quale è stato reso noto il rialzo nei tassi di interesse, la banca centrale europea ha fornito maggiori dettagli sul funzionamento del TPI, il cosiddetto scudo anti spread di cui abbiamo parlato negli episodi precedenti. Senza entrare in tecnicismi troppo complessi provo fornire qualche spiegazione su questo strumento e sul perché può essere molto importante per il nostro paese.
Come illustrato più volte in questo podcast, anche in alcuni episodi recenti, la presenza di un debito pubblico molto elevato rispetto al prodotto interno lordo, diciamo con un rapporto maggiore del 100% tra le due grandezze costituisce un elemento di fragilità e di potenziale preoccupazione per gli operatori dei mercati finanziari. In particolare, si teme che, un debito troppo elevato, a fronte di una crescita economica insufficiente e di un eventuale rialzo nei tassi d’interesse, possa diventare insostenibile e che i paesi con questo problema siano costretti a dichiarare default, ossia non ripagare interamente il proprio debito.
L’Italia aveva già un debito elevato prima della pandemia, nell’ordine del 130% del PIL e a causa dell’emergenza sanitaria la situazione è peggiorata arrivando a superare il 150%. Fino ad oggi non ci sono state particolari preoccupazioni perché il nostro paese ha beneficiato di una sorta di “protezione” offerta dagli interventi realizzati dalla banca centrale: in sintesi, il rischio di attacchi speculativi contro i titoli del nostro paese è stato neutralizzato dal fatto che la banca centrale, viste le circostanze eccezionali interveniva sui mercati finanziari.
Un altro elemento di rilievo è stata l’introduzione del piano Next Generation EU un vasto programma di investimenti, condizionati all’introduzione di riforme a livello di singolo paese, da realizzarsi con fondi raccolti in base ad emissioni di debito comune a livello europeo. Questo ha offerto agli operatori finanziari la prospettiva che il nostro paese possa crescere negli prossimi anni più di quanto non abbia fatto in passato e che molte riforme che erano in qualche modo ferme possano finalmente realizzarsi.
Con il ritorno alla normalità di cui parlavamo nella scorsa puntata la prospettiva cambia perché gli interventi eccezionali da parte della banca centrale si ridurranno gradualmente e l’aumento dei tassi potrebbe rallentare la crescita, dunque i paesi ad alto debito come l’Italia sono di nuovo a rischio di attacchi speculativi da parte di operatori che scommettono sulla possibilità che il nostro paese vada in default (e indirettamente che questo porti alla rottura dell’euro).
Per prevenire questo rischio la banca Centrale ha apportato uno strumento ad hoc, il TPI o Trasmission Protection Instrument. Il nome deriva dal fatto che gli attacchi speculativi contro un singolo o più paesi potrebbero interferire con l’ordinaria trasmissione della politica monetaria (magari in una puntata apposita spiegheremo cosa vuol dire) e dunque ha la finalità di proteggere l’ordinato funzionamento del sistema.
Le caratteristiche più importanti sono l’assenza di limiti quantitativi all’intervento (che ricorda il whaterver it takes) e la discrezionalità nello stabilire quali sono le condizioni per metterlo in moto. Il vincolo più importante è che l’eleggibilità dei paesi per beneficiare di questa protezione è subordinata al rispetto di alcune condizioni in tema di assenza di squilibri macroeconomici e di procedure di sanzione contro i deficit eccessivi e più in generale il rispetto di una sostenibilità di fondo della finanza pubblica e la presenza di politiche in linea con le raccomandazioni ricevute dalla commissione europea.
Per riassumere, la veste ufficiale dello strumento è quella di un meccanismo che protegge l’ordinato funzionamento degli ingranaggi attraverso i quali la politica monetaria si trasmette al sistema e che è volto a contrastare i paesi che hanno fondamentali sani, ma che risultano temporaneamente sotto attacco da parte di operatori speculativi.
All’atto pratico è plausibile che alcune valutazioni, specie quelle sulla sostenibilità e stabilità del paese sotto attacco potranno essere fatte in modo accomodante nel momento in cui si dovesse ritenere che l’intervento risponde al fine più ampio di preservare la stabilità dell’euro.
Per concludere il messaggio dato ai mercati è che anche fuori dalle circostanze eccezionali ci sarà uno strumento di intervento per prevenire attacchi contro i paesi più deboli e a questo vanno aggiunto che la prima linea di difesa contro eventuali attacchi rimane al momento la flessibilità nel programma di acquisti legato alla pandemia (PEPP) e che gli strumenti straordinari come gli OMT (Outright Monetary Transactions) introdotti nell’ultima crisi del debito sovrano, ancorché meno flessibili rimango ancora a disposizione delle autorità.
Dunque anche senza il clamore del whatever it takes, la banca centrale ha riaffermato il proprio impegno a difendere l’esistenza dell’euro e a supportare i paesi più fragili in caso di attacchi speculativi.