Buongiorno e bentornati alla rubrica che vi racconta in modo indipendente e senza interessi nascosti quello che vi occorre sapere per gestire in modo razionale la vostra finanza personale e per comprendere quello che ci succede intorno. La scorsa settimana ho parlato della convenienza di investire in azioni singole, spiegando come la risposta dipenda dal singolo risparmiatore. Oggi vorrei commentare un editoriale dell’economist che solleva dubbi sul fatto che la corsa dei mercati azionari possa continuare. Se sono riuscito a incuriosirvi vi invicto ad ascoltare il podcast de La Finanza in Soldoni
La finanza in soldoni è un Podcast di educazione e informazione finanziaria a cura di Massimo Famularo (Canale Telegram)
Qual è il dubbio che solleva l’Economist?
I mercati azionari hanno registrato una crescita molto intensa e veloce e le quotazioni hanno raggiunto dei livelli che, secondo molti indicatori, potrebbero preludere allo scoppio di una bolla o in ogni caso ad una sostanziale correzione. Tuttavia questo andamento non può essere imputato semplicemente ad un ottimismo irrazionale, perché ci sono elementi come il potenziale dirompente dalla IA e la resilienza dimostrata dall’economia reale a fronte di scenari avversi, che possono in parte giustificare l’andamento delle quotazioni. Quello che si può affermare con un ragionevole grado di certezza è che appare improbabile che gli utili realisticamente prevedibili per le aziende in futuro possano giustificare una crescita ulteriore significativa.
Quanto sono cresciuti i mercati?
Le azioni americane sono aumentate del 21% dalla fine di ottobre e si trovano circa il 5% al di sopra del massimo storico registrato nel gennaio 2022. Il 22 febbraio le azioni europee hanno segnato un nuovo record per la prima volta in due anni. L'India sta vivendo un boom pluriennale, grazie all'ottimismo che regna sulla sua economia. Persino le azioni giapponesi, tipicamente associate ad un andamento stagnante, hanno finalmente superato il livello raggiunto nel 1989 prima di un crollo durato decenni. È stata una corsa straordinaria. Dal 2010, l'indice s&p 500 dei titoli americani ha reso l'11% all'anno in termini reali.
Perché questa crescita genera dubbi?
Perché in questi anni ci sono stati numerosi eventi che avrebbero dovuto far aumentare l’incertezza e spaventare i mercati. Il lungo periodo in cui il costo del denaro era vicino a zero è terminato bruscamente con un rialzo molto rapito che adesso potrebbe volgere al termine. La guerra commerciale tra l'America e la Cina continua, mentre in in Ucraina, in Medio Oriente e in alcune parti dell'Africa ci sono guerre convenzionali. In tutto il mondo, i governi si stanno allontanando dal libero mercato e dalla globalizzazione a favore della politica industriale e del protezionismo.
Quali sono gli indicatori che segnalano mercati valutati troppo?
Uno molto diffuso è il rapporto tra prezzo delle azioni e utili che al momento ha raggiunto in media l'80% del livello raggiunto durante la bolla delle dotcom a fine anni ‘90e al 90% di quanto erano salite nel 2021, prima che i tassi di interesse salissero ai minimi. Altri indicatori che hanno raggiuto livelli preoccupanti sono la concentrazione (la quota del mercato azionario costituita dalle aziende più importanti) o il value spread (la valutazione delle aziende più costose rispetto a quelle più economiche). Il rapporto tra il valore del 10% delle aziende americane rispetto all’intero mercato ha raggiunto un massimo storico che non si vedeva dal crollo del 1929.
Quali elementi invece possono almeno in parte giustificare questa crescita?
Il principale è di certo la straordinaria resistenza dimostrata dal sistema economico: mentre le banche centrali di tutto il mondo inasprivano la politica monetaria a un ritmo che non si vedeva da una generazione, molti analisti mettevano in guardia dal pericolo di recessione e di calo degli utili aziendali. All'inizio del 2023 gli esperti di Wall Street prevedevano che l'anno successivo l'economia americana sarebbe cresciuta solo dello 0,7%. La crescita effettiva è stata 3 volte maggiore. In particolare l'economia americana continua a sfidare la gravità. La previsione regolare di crescita economica americana, pubblicata dalla Federal Reserve Bank di Atlanta, si attesta al 3,2% per il primo trimestre di quest'anno. Nonostante il rallentamento della Cina - i cui mercati in calo rappresentano un'eccezione alla tendenza globale - anche l'Imf ha alzato le sue previsioni di crescita globale.
Altro elemento rilevante è l’entusiasmo per i possibili guadagni di efficienza e produttività legati alla diffusione dell’intelligenza artificiale. Questo non è circoscritto ad attese aleatorie sul futuro, ma si tratta di un fattore che ha già prodotto utili concreti: Nell'ottobre 2022, poco prima che Openai rilasciasse il suo ormai celebre chatbot, Nvidia ha guadagnato circa 3 miliardi di dollari di profitti lordi ogni trimestre, soprattutto grazie alla vendita di schede grafiche ai giocatori. Nei tre mesi fino alla fine di gennaio 2024 Nvidia ha guadagnato 17 miliardi di dollari di profitti lordi, con un margine del 76%. In questo lasso di tempo il prezzo delle azioni della società è salito di cinque volte, ma gli utili sono cresciuti ancora più rapidamente. In altre parole, l'entusiasmo che ha portato Nvidia a sfiorare un valore di borsa di 2 mila miliardi di dollari non si basa su un entusiasmo simile a quello delle dotcom, ma su profitti concreti.
Come leggere allora questi segni contrastanti? Le valutazioni sono troppo elevate oppure stanno anticipando razionalmente degli sviluppi che diventeranno realtà in futuro? Prima di provare a dare una risposta vi ricordo che
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Dicevamo del dilemma tra azioni che in apparenza sembrano essere cressciute troppo e motivazioni che potrebbero almeno in parte giustificare questo andamento
Cosa conclude l’Economist?
Che non possiamo sapere con certezza se un crollo o lo scoppio di una bolla è dietro l’angolo, tuttavia il rischio che questo avvenga rimane elevato. Inoltre, è estremamente improbabile che i profitti delle aziende possano crescere in futuro ad un ritmo tale da giustificare una crescita delle quotazioni come quella osservata negli ultimi anni. Dunque, il settimanale britannico ritiene che l’andamento dei mercati nei prossimi anni sarà caratterizzato molto probabilmente dall’alternarsi di ribassi e rialzi e che il punto di arrivo sarà una crescita inferiore a quella che fino ad oggi è stata un’età dell’oro per le azioni
Cosa dire a chi segue questo podcast?
Che le analisi del giornale meritano attenta considerazione e riflessioni approfondite, ma in linea generale confermano la presenza di minacce e opportunità sui mercati azionari in linea con quelle che una strategia di lungo periodo dovrebbe comunque aspettarsi.
Se ci saranno delle correzioni, saranno momenti utili per aumentare l’esposizione verso questa asset class. I momenti di crescita, ci consentiranno di consolidare la crescita nel lungo periodo e, una sana diversificazione ci aiuterà a proteggerci da qualche crollo o improvviso che appare sempre più probabile.
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