La finanza in soldoni è un Podcast di educazione e informazione finanziaria a cura di Massimo Famularo
La Bce ha scelto di alzare nuovamente di 25 punti base i tassi d’interesse, portando il tasso sui rifinanziamenti principali al 4,50%, quello sui depositi al 4% (il massimo storico), e quello sui prestiti marginali al 4,75 per cento. I mercati azionari nell’immediato hanno reagito positivamente guardando alla decisione dal punto di vista del bicchiere mezzo pieno e confidando che al decimo rialzo consecutivo faccia poi seguito una pausa. Dalle dichiarazioni che hanno accompagnato la misura non si può tuttavia escludere ci possano essere ulteriori rialzi a fronte dell’andamento dei principali indicatori macroeconomici.
Perché la banca centrale continua ad alzare i tassi?
Perché l’inflazione stando alle ultime previsioni sarà ancora “troppo elevata, per troppo tempo” e anche se la politica restrittiva ha effetti negativi per la crescita economica del paese, al momento il saldo tra costi e benefici giustifica ancora la scelta di un rialzo. Ricordiamo che l’inflazione danneggia i consumatori perché riduce il potere d’acquisto dei loro redditi e dei loro risparmi: se prima con un euro e 11 euro acquistavo 11 caffè e ora ne compro 10 perché il prezzo è aumentato vuol dire che il mio potere d’acquisto si è ridotto. Le banche centrali alzando i tassi contrastano la crescita dell’inflazione, ma questa azioni ha effetti negativi sulla crescita economica e sull’occupazione
Quando finiranno i rialzi?
Nessuno può dirlo con certezza. I mercati azionari per il momento si accontentano di festeggiare una prossima probabile pausa nella serie dei rialzi, se tuttavia ci saranno le condizioni potremmo assistere ad ulteriori rialzi entro la fine di quest’anno all’inizio del prossimo. In una prospettiva più ampia l’inflazione sta calando, anche se più lentamente di quanto vorremmo e si può ipotizzare che entro il prossimo alto i tassi raggiungano un massimo e che, forse a partire dal 2025 possano anche ridursi. Negli Stati Uniti dove la Fed è partita prima e le cose si muovono più in fretta lo stesso percorso potrebbe essere leggermente anticipato con il massimo che potrebbe essere stato già raggiunto e la riduzione che potrebbe iniziare già nella metà del prossimo anno.
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Ci sono anche opportunità in un contesto di rialzi dei tassi?
Come ho detto molte volte in un contesto di tassi in crescita è conveniente investire in obbligazioni a breve termine e di recente stiamo assistendo anche un aumento della concorrenza e dell’offerta di prodotti. Accanto al Core Salvadanio di Euclidea che ho menzionato in podcast passati, di recente si è aggiunto un prodotto molto simile proposto da Moneyfarm, che si chiama Liquidità+. Un altro prodotto interessante è il conto a zero spese di BBVA che fino al 2025 propone un tasso del 4%. La prossima settimana dedicherò un approfondimento a questi strumenti che tiene conto anche della diversa fiscalità
Quali conclusioni per chi ascolta questo podcast?
L’azione delle banche centrali è spesso oggetto di critiche da parte dei politici, che non apprezzano gli effetti negativi sull’economia e da qualche analista o commentatore che ha gioco facile ad esprimere giudizi col senno di poi. Guardando a un’ottica di lungo periodo si può dire che probabilmente le banche centrali hanno agito in ritardo nel contrastare l’inflazione assumendo erroneamente che fosse un fenomeno temporaneo. Quando sono intervenute però lo hanno fatto con una intensità con pochi precedenti e sembra che la loro azione stia ottenendo gli effetti desiderati. Considerando anche gli elementi straordinari come la pandemia e la guerra in Ucraina e il fatto che ad oggi anche se ci sarà una recessione potrebbe essere breve e di intensità limitata, dovremmo poter affrontare i prossimi mesi senza particolari preoccupazioni.
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