La Banca Centrale Europea ha deciso di tagliare per la seconda volta i tassi di interesse, una decisione ampiamente prevista, che sarà probabilmente seguita da una riduzione analoga da parte della Federal Reserve. Cosa succede adesso? Quali sono le conseguenze per i risparmiatori e per l’economia? Nell’episodio di oggi proviamo a spiegarlo con parole semplici. Nel podcast e nella newsletter dedicati all’azione del mese di settembre 2024 trovate i dettagli del titolo che ho scelto per gli abbonati a pagamento.
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Cosa ha deciso la BCE?
La banca centrale ha ridotto il tasso d'interesse di riferimento di 0,25 punti percentuali, perché l'inflazione sta gradualmente scendendo e la sua evoluzione recente e attesa nei prossimi anni risulta in linea con quanto previsto dai ricercatori. Nel comunicare questa scelta è stato anche chiarito che le decisioni future dipenderanno dall'andamento dell'economia e dell'inflazione. Le previsioni più aggiornate vedono una crescita dell’economia dello 0,8% nel 2024, dell’1,3% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026 a fronte di un’inflazione che nel 2024 scenderà al 2,5% dal 5,4% dell’anno precedente, per poi gradualmente stabilizzarsi intorno all’obbiettivo del 2% nel 2025 e nel 2026
Cosa comporta questa decisione?
Che i tassi di interesse a breve termine dovrebbero ridursi, rendendo meno costoso accendere nuovi finanziamenti e meno redditizio detenere strumenti di mercato monetario come le obbligazioni a breve termine; anche le rate dei mutui a tasso variabile dovrebbero gradualmente ridursi. Gli operatori professionali dei mercati finanziari, soprattutto di quelli azionari, utilizzano le decisioni delle banche centrali come un riferimento per le proprie decisioni di investimento e per questo motivo osserviamo fasi di entusiasmo e di depressione quando le scelte dei banchieri centrali confermano o smentiscono le loro aspettative.
Perché inflazione, tassi e crescita dovrebbero interessarci?
L’inflazione è un fenomeno per il quale il livello generale dei prezzi aumenta in maniera eccessiva e il valore reale della moneta si riduce. Ad esempio, se 3 anni fa con 11 euro 3 anni fa potevo acquistare 11 caffè e oggi ne posso invece acquistare solo 10 diciamo, osserviamo che la quantità di beni e servizi che posso comprare con una unità di moneta si è ridotta.
Una crescita dei prezzi superiore al livello ritenuto accettabile dalla banche centrali (circa 2%) è un fenomeno preoccupante, perché può dare luogo a un pericoloso circolo vizioso nel quale tutti si aspettano che i prezzi saliranno e si comportano di conseguenza contribuendo al verificarsi di questa aspettativa. Le banche centrali intervengono per contrastare la crescita dei prezzi aumentando i tassi di interesse e mantenendoli elevati finché non ritengono che l’inflazione, che è la crescita (variazione positiva) del livello generale dei prezzi, non sia avviata a tornare verso il livello ritenuto accettabile.
È una buona notizia il ribasso dei tassi?
Guardando al bicchiere mezzo pieno, quando i tassi cominciano a scendere in genere significa che il pericolo di una inflazione fuori controllo sembra scampato. Questo è positivo per i risparmiatori perché l’inflazione colpisce soprattutto i cittadini più fragili. La parte del bicchiere mezzo vuoto è che i tassi di interessi elevati hanno un effetto di “raffreddamento” sull’economia riducendo la crescita economica e questo spesso di accompagna ad una maggiore disoccupazione e a una crescita minore dei salari (che contribuisce a tenere bassa l’inflazione).
Cosa succede dopo?
In Europa, sulla base di questo aggiornamento dovremo preoccuparci di meno dell’Inflazione e di più della crescita economica e della competitività. A questo proposito la commissione europea ha chiesto all’ex presidente della BCE Mario draghi di fare un’analisi dei problemi principali per il nostro continente e di suggerire delle possibili soluzioni. Ne parleremo più in dettaglio nei prossimi episodi.
Quali conseguenze per i nostri risparmi?
Chi segue questa rubrica sa già che il calo dei tassi di interesse dovrebbe avere un effetto positivo sulle quotazioni del mercato secondario delle obbligazioni, come ad esempio i BTP. La strategia di cui abbiamo parlato negli episodi scorsi di acquistare questi titoli quando i tassi sono più alti e di rivenderli successivamente dovrebbe iniziare a dare i suoi frutti, anche se i benefici maggiori saranno osservati probabilmente il prossimo anno. I rendimenti del mercato monetario dovrebbero ridursi, ma la scelta di detenere obbligazioni a breve termine rimane conveniente perché l’inflazione, seppure in calo rimane positiva.
Per riassumere:
Il calo dei tassi di interesse ci dice che dovremo preoccuparci di meno dell’inflazione nei prossimi anni e questo è un bene soprattutto per chi ha redditi più bassi e non possiede immobili
Dovremo continuare a fare attenzione alla crescita economica e alla competitività dei nostri paesi perché su questo terreno le sfide dei prossimi anni sono ancora aperte
Nell’immediato osserviamo benefici sulla parte obbligazionaria dei nostri portafogli e rimane conveniente mantenere una parte dei nostri soldi sul mercato monetario
Quali indicazione per la gestione dei nostri risparmi e più in generale della nostra finanza personale? La solita: continuare a seguire il podcast e la newsletter.
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