La finanza in soldoni è un Podcast di educazione e informazione finanziaria a cura di Massimo Famularo
Il portafoglio 60/40 è una combinazione storicamente molto diffusa perché dovrebbe coniugare semplicità e stabilità, tuttavia nel 2022 la tradizionale correlazione negativa tra le due asset class è venuta meno, quali indicazioni possiamo trarne per una gestione razionale dei nostri risparmi?
Cos’è il portafoglio 60/40 ?
La strategia 60/40 prevede la costruzione di portafogli allocati per il 60% in azioni e per il 40% in obbligazioni. Il mix 60/40 è studiato per garantire idealmente un rendimento costante nel tempo grazie al contributo delle azioni, contenendo al tempo stesso i rischi e la volatilità grazie alla componente obbligazionaria. Alla base di questa strategia c’è l’idea che tra le due asset class esista una correlazione inversa. In parole semplici si può dire che tanto il mercato azionario quanto quello obbligazionario scendono periodicamente, ma in genere questo non avviene nello stesso periodo.
Sappiamo che nel lungo periodo le azioni crescono, registrando tuttavia dei periodi di calo temporaneo. Un portafoglio bilanciato 60/40, consente di compensare in parte i cali periodici dell’azionario, grazie ai movimenti di segno opposto dell’obbligazionario
Perché proprio 60/40 ?
Si tratta di una semplificazione, di quella che in inglese si può definire come regola del pollice. L’elemento importante è che ci siano 2 asset class che, in genere, si muovono in direzione opposta e che quella azionaria abbia un peso maggiore. Un’altra regola semplice che tiene conto dell’età suggerisce per esempio di destinare alle azioni una quota percentuale paria 100 – la propria età. Dunque, una persona di 20 anni dovrebbe avere un portafoglio 80% azionario e 20% obbligazionario.
Come tutte le semplificazioni, il pregio principale è quello di fornire un rapido punto di riferimento e di contenere tutte le caratteristiche indispensabili (per es presenza sia di azioni che obbligazioni, quota in azioni maggiore etc). Il più grande limite è la mancanza di personalizzazione: se prendiamo per buona la regola per età il portafoglio 60/40 sarebbe appunto perfetto per un quarantenne, ma troppo rischioso per chi ha 80 anni e troppo conservativo per chi ne ha 20
Cosa è successo nel 2022 ?
In seguito all’impennata dell’inflazione, l’anno scorso le banche centrali di tutto il mondo hanno cominciato ad alzare i tassi di interesse, dopo quasi un decennio di denaro pressoché a costo zero.Un aumento così repentino dei tassi ha fatto temere agli investitori che l’economia, USA ed europea, potesse finire in recessione. E il pessimismo degli operatori ha causato un calo nei mercati azionari. Per contro, siccome i prezzi delle obbligazioni si muovono nella direzione opposta ai tassi di interesse, anche il mercato obbligazionario ne ha risentito.
Dunque, quel meccanismo di “protezione” basato sul movimento in direzione opposta non ha funzionato e chi ha scelto questo tipo allocazione per il proprio portafoglio ha registrato una variazione negativa superiore rispetto alle oscillazioni osservate negli anni passati.
Vi ricordo che potete scrivere all’indirizzo email mfamularoblog@gmail.com per fornire spunti, suggerimenti o formulare delle richieste su come indirizzare questa rubrica e per avere maggiori dettagli sul servizio di financial coach un attività di consulenza e formazione personalizzata per gli ascoltatori di questo podcast con conference call dedicate e compenso basato sulle esigenze specifiche di ciascun aderente.
Il portafoglio 60/40 non è più una strategia valida?
In realtà già a partire dal 2023 la correlazione negativa è tornata, i mercati azionari hanno registrato una performance positiva nei primi otto mesi dell’anno, mentre quelli obbligazionari registrano delle correzioni legate all’impatto del rialzo dei tassi sui prezzi. Dunque, il principio di fondo resta valido: diversificando tra azioni e obbligazioni, si sacrifica una parte del rendimento di lungo periodo a fronte di variazione negative minore durante le fasi di correzione dei mercati azionari. L’entità del sacrificio richiesto e a fronte della stabilità conseguita dipende può variare nel tempo anche in modo significativo
Circostanze specifiche come quelle registrate nel 2022 possono modificare la misura in cui avviene questo scambio e renderlo talvolta “meno conveniente”. Guardando al presente, la prossima correzione dei mercati azionari potrebbe avvenire prima di quando i mercati obbligazionari registreranno un effetto positivo legato alla fine della politica monetaria restrittiva. In quel caso, osserveremmo nuovamente le due componenti muoversi nella stessa direzione.
Qual è la morale del racconto sul portafoglio 60/40?
Che le semplificazioni sono utili per comprendere le dinamiche di fondo del sistema finanziario. Un portafoglio 60/40 è sicuramente meglio rispetto a tenere il 100% dei propri risparmi su un conto corrente infruttifero. Tuttavia, la strategia migliore per ciascun investitore rimane quella “personalizzata” sulla base delle proprie caratteristiche individuali.
Inoltre, le regole generali vanno rapportate al contesto geografico e al periodo storico in cui si vive e una delle finalità di questo podcast è fornirvi spiegazioni e indicazioni utili per farlo.
Come si rapportare questo tipo di portafoglio al contesto attuale?
Come ho spiegato molte volte in questo periodo i tassi delle obbligazioni a breve termine sono elevati e dunque il 40 della formula potrebbe essere destinato a strumenti di mercato monetario. In modo opportunistico, una parte di questo segmento potrebbe essere destinato alle obbligazioni con durata più lunga che nei prossimi 12-18 mesi potrebbero rivalutarsi se i tassi inizieranno a scendere.
Quali conclusioni trarre da questo discorso?
La capacità della diversificazione di ridurre le oscillazioni di breve termine del portafoglio complessivo varia nel tempo e, come sperimentato nel 2022, potrebbe in futuro essere meno efficace. Probabilmente l’indicazione più importante da tenere a mente riguarda il principio di fondo che le fasi temporanee di correzione sono il prezzo da pagare per ottenere maggiori rendimenti nel lungo termine. Dunque il modo più razionale di comportarsi consiste nel destinare alle azioni i fondi che non ci servono nell’immediato e non preoccuparsi delle fluttuazioni di breve periodo.
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