La finanza in soldoni è un Podcast di educazione e informazione finanziaria a cura di Massimo Famularo
S&P non cambia il giudizio sull’Italia che rimane di tripla B (BBB / A-2) con outlook stabile. Secondo l’agenzia americana la crescita del paese rallenterà nel 2023 e nel 2024 per tornare sopra l’1% a partire dal 2025. La riduzione del deficit pubblico sarà più lenta del previsto, ma questo effetto potrebbe essere bilanciato dall’ottenimento dei fondi legati al piano Next Generation EU che potrebbe estendersi oltre il 2026
Cosa vuol dire il giudizio dell’agenzia?
Che, anche se l’Italia si trova a fronteggiare diverse criticità che possono mettere in discussione la sostenibilità del debito pubblico, a giudizio dell’agenzia questi elementi negativi possono essere ancora compensati dagli investimenti e dalle riforme collegate programma della Commissione Europea che vede il nostro paese tra i principali destinatari di fondi. Gli elementi negativi sono la minore crescita economica, i maggiori oneri finanziari sul debito e la riduzione attesa del deficit pubblico più lenta del previsto. Gli elementi positivi sono legati allo stimolo che la nostra economia dovrebbe ricevere dal programma next generation EU.
Come dovremmo interpretare questo giudizio?
L’aspetto più rilevante è che questo giudizio è una fotografia del presente e si basa su una serie di previsioni per l’evoluzione delle grandezze economiche del futuro. In particolare, in quello che viene definito lo “scenario avverso”, l’agenzia potrebbe rivedere in negativo il proprio giudizio se gli obiettivi di bilancio che il governo italiano si è prefisso non fossero raggiunti. Per contro, è possibile una revisione in positivo nel caso il deficit pubblico dovesse ridursi con una velocità superiore a quella dichiarata e se la crescita economica del paese dovesse superare le aspettative portando a una riduzione del rapporto tra debito e PIL.
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Quali indicazioni possiamo trarre?
Che l’Italia rimane un paese fragile e particolarmente esposto sotto i profili della finanza pubblica. Questo vuol dire che sarà costretta a riconoscere interessi più elevati sul proprio debito e questo può costituire un onere per i contribuenti, che saranno chiamati ad alimentare con le imposte pagate un fabbisogno maggiore e un potenziale vantaggio per i risparmiatori, che potranno ottenere un rendimento maggiore, peraltro beneficiando anche di agevolazioni di carattere fiscale
Conviene allora investire in titoli di stato?
La risposta non scontata e in uno dei prossimi episodi ci sarà un focus sull’investimento in obbligazioni e in particolare sui titoli di stato. Quello che dovremmo tenere a mente per il momento è che le decisioni di investimento vanno sempre basate su una prospettiva di lungo periodo e che lasciarsi tentare da investimenti opportunistici legati a contingenze temporanee può essere molto rischioso.
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