La BCE ha tagliato i tassi di interesse di 25 punti base. La decisione ampiamente anticipata dai mercati segue due tagli analoghi realizzati in giugno e settembre. Alle banche, che guadagneranno meno dai tassi, viene poi richiesto da governo rinunciare a 2 anni di crediti di imposta: indovinate chi pagherà il conto finale? Ne ho parlato in un’intervista allo speechbox di Financial Lounge Vi ricordo che potete trovare i dettagli dell’ azione del mese di ottobre 2024 nel podcast dedicato agli abbonati a pagamento.
Il taglio da parte della banca centrale europea era ampiamente atteso e già scontato dai mercati. La presidente Christine Lagarde ha ribadito un atteggiamento prudente, sottolineando che le decisioni future verranno prese in base ai dati disponibili. Ha però lasciato intendere la possibilità di un ulteriore intervento già nella riunione di dicembre.
Il punto centrale emerso dalla conferenza stampa è che la principale preoccupazione della BCE è ora rivolta al rallentamento della crescita economica, più che all'inflazione.
Con un calo dell'inflazione a settembre superiore alle aspettative, la banca centrale sembra intenzionata a proseguire con un ulteriore allentamento della politica monetaria. Questo atteggiamento favorevole potrebbe giovare ai mercati azionari europei, che potrebbero beneficiare di condizioni finanziarie più agevoli. Tuttavia, è improbabile che i tassi scendano sotto il 2,5%-3% prima che la BCE interrompa il ciclo di riduzioni, mentre nei prossimi mesi è atteso un recupero dei consumi privati. Negli Stati Uniti, anche i principali indici azionari continuano a salire: giovedì mattina l'S&P 500 ha registrato un aumento dello 0,3%, sostenuto da un passaggio verso i settori ciclici, successivo al rialzo del giorno precedente.
Per quanto riguarda le conseguenze del taglio dei tassi e le prospettive dei prossimi mesi non c’è molto da aggiungere a quanto ho già scritto in occasione della precedente decisione di settembre.
La banca centrale ha spiegato che la riduzione dei tassi di interesse di 0,25 punti percentuali è stata possibile grazie al rapido calo dell'inflazione, che si sta avvicinando più velocemente del previsto all'obiettivo del 2%, e alla necessità di considerare la debolezza dell'economia.
In particolare, la produzione e le esportazioni restano deboli, così come gli investimenti delle imprese. Tuttavia, il settore dei servizi sta registrando un leggero miglioramento, in parte grazie alla positiva stagione turistica estiva. Nonostante molte persone abbiano più disponibilità economica, preferiscono risparmiare piuttosto che spendere, un comportamento più marcato rispetto a prima della pandemia. L'inflazione è attualmente ai livelli più bassi degli ultimi anni, con un calo significativo dei prezzi dell'energia. Sebbene nei prossimi mesi l'inflazione possa risalire, si prevede che torni all'obiettivo del 2% entro il 2025.
La disoccupazione è ai minimi storici dall'introduzione dell'euro, ma le aziende stanno riducendo le offerte di lavoro. I salari continuano comunque a crescere in modo significativo. Le imprese stanno richiedendo più prestiti, mentre i tassi di interesse più bassi e le prospettive più favorevoli per il mercato immobiliare spingono i privati a chiedere più mutui. Le prossime decisioni della banca centrale dipenderanno dall'evoluzione dell'economia e dell'inflazione.
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Un elemento di attenzione per i risparmiatori italiani riguarda la possibilità che la riduzione dei tassi di interese, si aggiunga ad un provvedimento incluso nella legge di bilancio del govero per estrarre risorse da banche e assicurazioni, inducendo questi intermediari ad applicare commissioni più elevate e riconoscere rendimenti inferiori. In molti episodio precdenti ho evidenziato che la scarsa tendenza dei risparmiatori italiani a negoziare le condizioni dei servizi finanziari consente a banche ed assicurazioni di applicare commissioni elevate e riconoscere interessi più bassi.
Il problema della Legge di Bilancio sta nel fatto che, attraverso un accordo "volontario", banche e assicurazioni sono state spinte a rinunciare per due anni ai crediti di imposta, pagando in anticipo le tasse future per un totale di 3,5 miliardi di euro. In pratica, questo significa che banche e assicurazioni stanno acquistando un debito fiscale dallo Stato, che potranno riscuotere tra circa due anni.
Anche se il governo sostiene che non si tratta di una tassa è bene considera che banche e assicurazioni, anticipano soldi senza ricevere interessi, a differenza di un normale prestito di mercato. L’economista Paolo Manasse ha osservato che
Attualmente un BTP a due anni paga circa il 2,6% di interessi, quindi le banche e le assicurazioni stanno di fatto pagando una "tassa" di circa 91 milioni di euro all’anno (in totale 184 milioni con gli interessi composti). Invece di essere una misura temporanea, questa situazione potrebbe diventare permanente: tra due anni il governo potrebbe non rispettare l’impegno di restituire i crediti fiscali, rendendo di fatto questo anticipo una tassa “una tantum” di 3,5 miliardi. Non proprio una piccola cosa.
Cosa potrà mai succedere se le banche guadagnano meno a causa dei tassi di interessi in calo e sono costrette a prestare soldi al governo a tasso zero dalla misura fiscale?
Considerando la scarsa attenzione dei risparmiatori italiani per le commissioni pagate e gli scarsi rendimenti riconosciuti è molto probabile che il costo della manovra e i minori utili derivanti dal margine di interesse possano tradursi in condizioni più penalizzanti per i clienti finali. Come difendersi dal rischio che le banche scarichino sui clienti gli oneri derivanti dalla politica monetaria meno restitutiva e dalle decisioni del governo? Continuando a seguire la finanza in soldoni! Se questa rubrica vi piace potete segnalarla ai vostri contatti e farmi avere spunti, critiche e suggerimenti lasciando commenti su YouTube o scrivendo a mfamularoblog@gmail.com
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Per ringraziare gli abbonati a pagamento (al podcast e/o alla newsletter) anche questo mese ho scelto un’azione che ho in portafoglio e in un episodio dedicato del podcast vi racconto perchè l’ho scelta e se ho intenzione di incrementarne la quantità in portafoglio in futuro. Ho raccolto in un episodio della newsletter tutte le azioni di cui ho parlato