¬Sui giornali leggiamo di manovre complicate, cavalieri bianchi e tesoretti fiscali e per i lettori che non dispongono di adeguate competenze tecniche non è facile farsi un’idea. Inoltre, la stampa si concentra troppo spesso sulla cronaca delle ultime oscillazioni di borsa, delle indiscrezioni che si inseguono e si susseguono come segreti di pulcinella.
Ogni tanto giova allora fare un riepilogo.
Il governo si appresta a varare una agevolazione fiscale per aziende che fanno operazioni di fusioni e acquisizioni. In particolare se il soggetto acquisito ha realizzato molte perdite negli anni passati, in caso di fusione, la nuova società potrà beneficiale di crediti fiscali in proporzione all’attivo di bilancio del soggetto acquisito.
Questa misura, che potrebbe favorire diverse aggregazioni, in particolare nel settore bancario, è stata concepita per convincere Unicredit a rilevare la quota del Monte di Paschi di Siena che attualmente è detenuta dal tesoro. Questa quota è il risultato del salvataggio dell’istituto senese da parte del governo realizzato alcuni anni fa.
Un salvataggio costato sul momento oltre 5 miliardi ai quali andranno aggiunti altri 2.5-3 miliardi di aumento di capitale necessari per rendere l’istituto vendibile, circa 3 miliardi derivanti dall’agevolazione fiscale e uno scudo contro cause passive del valore di circa 10 miliardi.
Quindi dietro l’apparente complicazione di complesse operazioni societarie e normative fiscali la desolante verità è fatta di una banca con 5 secoli di storia che è stata portata sull’orlo del fallimento da una gestione politicizzata, che ha distrutto valore per gli azionisti e per il territorio dove si trova la sede dell’istituto. A questo va aggiunto un salvataggio farraginoso sul quale le autorità europee hanno chiuso entrambi gli occhi che costa miliardi dei contribuenti.
Dulcis in fundo, la sistemazione di questa partita ha comportato l’ingerenza sul piano industriale di un istituto privato, Unicredit, che dopo un faticoso processo di risanamento guidato dall’ex amministratore delegato J P Mustier si accingeva a guardare in tutt’altra direzione rispetto all’ennesimo salvataggio di MPS.
Poi la rotta è cambiata, un ex ministro del tesoro si è insediato come presidente e un banchiere esperto di fusioni e acquisizioni è arrivato per negoziare le condizioni con il governo in modo da tutelare al meglio gli azionisti.
Come andrà a finire lo scopriremo nei prossimi mesi, per ora sappiamo che una gran quantità di valore è stato distrutto per rimediare ai danni della scellerata gestione politica e che il conto è ancora aperto.
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2021-16 - MPS i costi aggiuntivi del salvataggio
mag 10, 2021
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