Nell’episodio di oggi vi parlo del rendimento effettivo di alcune obbligazioni pubblicizzate presso il pubblico retail in base a un rendimento nominale con una strategia di comunicazione ad dir poco “fuorviante”
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Prendiamo come esempio un’obbligazione Unicredit pubblicizzata a tutta pagina sul sole 24 ore (ne ha parlato anche il consulente indipendente Costantino Forgione su Linkedin): si parla di un rendimento del 7,2% per i primi tre anni e del 3% dal 4° al 13°che verrà, prestate bene attenzione, corrisposto in modo cumulato a scadenza oppure alla data del rimborso anticipato.
Prima di qualsiasi considerazione successiva soffermiamoci su questo punto: se il rendimento viene corrisposto alla scadenza dell’obbligazione e non su base semestrale come avviene tipicamente con le obbligazioni, allora il rendimento effettivo dell’obbligazione è abbastanza diverso da quello nominale prospettato.
In particolare, con un semplice esercizio su Excel possiamo vedere che, se il il bond pagasse le cedole ogni semestre, come tutte le obbligazioni, darebbe un rendimento effettivo del 4,22% (che si può leggere come la media ponderata del 7 dei primi 3 anni e del 3 dei successivi) mentre la caratteriscia di pagare gli interessi alla fine porta il rendimento effettivo al 3,25% lordo riducendolo di circa un punto percentuale.
Quindi la difficoltà per il risparmiatore di farsi un’idea del rendimento è legata:
in primo luogo alla struttura che prevede tassi di interesse diversi per i primi tre anni e poi per i successivi (anche i BTP valore avevano una sttruttura di questo tipo, con trend opposto)
in secondo luogo al fatto che gli interessi vengono corrisposti alla scadenza finale e non su base semestrale (impatto finanziario sul rendimento effettivo)
in terzo luogo alla necessità di tenere in considerazione la facoltà dell’emittente di rimborsare anticipatamente il titolo (rischio di non trovare opportunità di reinvestimento convenienti)
Last but not least in base al prospetto informativo sono previste commissioni upfront per unicredit pari al 2,21% (io suggerisco di evitare sempre questo tipo di commissioni)
Come evidenziato da diversi commentatori, che hanno analizzato varie emissioni di questo tipo si può rilevare che:
sono prodotti costruiti per massimizzare il vantaggio dell’emittente (nel caso del bond unicredit il rendimento offerto alla clientela retail è inferiore a quello riconosciuto dai titoli di durata simile emessi dalla banca)
sono prodotti oggettivamente meno convenienti rispetto ai BTP di durata simile (che sono più liquidi, non possono essere rimborsati in via anticipata e hanno una fiscalità agevolata)
Personalmente credo che prodotti con queste caratteristiche possono esistere e venire venduti solo a causa delle limitate competenze finanziarie e della scarsa attenzione della clientela retail ed evidenziano il conflitto di interessi insito nella vendita di obbligazioni proprie ai prorpi clienti.
Per riassumere:
Le obbligazioni destinate alla clientela retail che pagano tutti gli interessi alla fine sono un cattivo affare
Il rendimento effettivo è minore di quello che si percepisce nelle comunicazioni pubblicitarie
Elementi come la possibilità di un rimborso anticipato e la presenza di commissioni upfront sono difficili da quantificare per i risparmiatori
Senza avventuarsi in giudizi sulla opportunità di concepire e collocare prodotti con queste complessità è di tutta evidenza che esiste un conflitto di interessi nel collocare i propri strumenti di debito presso i propri clienti e che in assenza di concorrenza e di adeguate competenze da parte dei risparmiatori questo
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