La finanza in soldoni è un Podcast di educazione e informazione finanziaria a cura di Massimo Famularo
Torna la rubrica che spiega l’Economia e Finanza in parole povere. Più volte abbiamo parlato della diversificazione tra le diverse asset class come obbligazioni e azioni e di come queste ultime siano gli strumenti più indicati per il medio e lungo termine, ma come si fa a scegliere esattamente i titoli su cui puntare? Come realizzare decisioni razionali e informate in base alle prospettive del prossimo anno?
Come punto di partenza è bene considerare che, sebbene nel lungo periodo le azioni abbiano mediamente registrato una performance superiore alle obbligazioni, ai metalli preziosi e agli immobili, questa media è composta da titoli e mercati molto diversi. Con riferimento all 2023, i risultati positivi dei mercati azionari si sono concentrati sui titoli tecnologici, che hanno beneficiato dell’entusiasmo per gli sviluppi nel campo dell’intelligenza artificiale, sui titoli bancari, che hanno tratto vantaggio dai tassi di interesse elevati, su alcune case farmaceutiche con prodotti promettenti sulla perdita di peso e altre limitate categorie, come ad esempio i titoli legati alla transizione energetica e all’industria bellica.
Dunque, il passo successivo rispetto alla decisione di allocare una parte del nostro portafoglio a strumenti azionari consiste nel ripartire questa componente su diversi mercati (per es Stati Uniti, Europa, Mercati Emergenti), settori (tecnologici, utility) e valutare se acquistare prodotti di risparmio gestito o singoli titoli.
Come ripartire la componente azionaria sui diversi strumenti?
Una prima distinzione fondamentale è quella tra acquisto di singoli titoli e prodotti di risparmio gestito. In un’ottica di diversificazione, sappiamo che i titoli singoli in genere presentano un rischio più elevato a fronte del quale possono registrare risultati migliori. Per un risparmiatore inesperto, che non dispone di somme elevate e di tempo e competenze per selezionare singoli titoli, il suggerimento principale è quello di scegliere prodotti di risparmio gestito facendosi eventualmente assistere da un consulente.
Come si conciliano le strategie di lungo periodo con le prospettive di breve termine?
Qui un elemento importante è dato dalla disponibilità ad osservare variazioni di breve periodo nel valore del proprio portafoglio. Una delle attività per le quali i gestori di risparmio e consulenti dovrebbero guadagnare il proprio compenso è quella di riuscire a suggerire una combinazione di titoli che limiti le oscillazioni di breve termine, conseguendo comunque buoni risultati su un orizzonte più ampio. Per dirla in altri termini che perda meno del resto del mercato nelle fasi negative e che riesca comunque a beneficiare delle fasi positive: questo è un obiettivo legittimo, ma anche un mito che rischia di portare più commissioni agli altri che benefici alle vostre tasche.
Come gestiamo il dilemma tra variabilità di breve e risultati di medio periodo?
Prima di rispondere alla domanda vi ricordo che potete scrivere all’indirizzo email: mfamularoblog@gmail.com per fornire spunti, suggerimenti o formulare delle richieste su come indirizzare questa rubrica e per avere maggiori dettagli sul servizio di financial coach un attività di formazione personalizzata per gli ascoltatori di questo podcast.
Venendo ai consigli che può darvi un podcast informativo come questo, che non ambisce a fornire consulenza finanziaria di dettaglio, la lezione importante da imparare è che le oscillazioni dei mercati azionari sono un fenomeno inevitabile, che non deve influenzare troppo le strategie di lungo termine e che soprattutto, per ottenere dei buoni risultati nel lungo periodo è necessario sopportare una certa variabilità nel breve.
Come tradurre questo approccio in scelte concrete?
Tenendo a mente che se abbiamo destinato una parte del nostro portafoglio alle azioni, non possiamo pretendere che non ci sia una certa variabilità e, al netto di quella, dobbiamo controllare che le caratteristiche dei nostri strumenti azionari possano dare risultati apprezzabili evitando di dare troppo peso alla nostra area geografica di residenza che come Italia ed Europa ha dato in passato e potrebbe dare in prospettiva risultati deludenti, così come è opportuno evitare le mode e gli strumenti poco trasparenti, come le criptovalute.
Quindi come posizionarsi per il 2024?
Considerando che gli Stati Uniti presentano prospettive migliori rispetto all’Europa sia in temini di politica monetaria attesa che di capacità dei mercati azionari di beneficiare appieno delle fasi positive, un primo suggerimento geografico potrebbe essere di destinare almeno il 50-60% dei propri fondi a ETF che investono nelle borse americane, un 30% all’Europa e il residuo ai paesi emergenti. Tenuto conto di questa geografia all’interno della componente destinata agli Stati Uniti si potrebbe destinare una quota minoritaria diciamo un quarto del totale ETF specializzati in titoli tecnologici. Con riferimento all’Europa, si potrebbe anche privilegiare la parte Green e il farmaceutico su quote minoritarie.
Come riassumere gli spunti per il nuovo anno?
Tenendo a mente che le oscillazioni di breve sono un “fatto della vita” da accettare per ottenere rendimenti più elevati nel breve termine. Che le borse americane costituiscono una scelta difensiva rispetto alle turbolenze geopolitiche del resto del mondo, ma al tempo stesso sono anche una buona opportunità di catturare il valore che verrà espresso dai mercati azionari nel 2024. Come segmenti di alto potenziale restano interessanti i titoli tecnologici, in particolare quelli legati all’intelligenza artificiale e alla transizione green.
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