Quanto costa veramente il “beneficio” di avere il capitale protetto in un investimento? In questo episodio provo a rettificare una narrazione che viene troppo spesso venduta ai risparmiatori senza chiarire i termini dettagliati del costo- opportunità. Nel corso della settimana nel podcast dedicato agli iscritti del supporters club farò un riepilogo delle azioni in cui investo a titolo personale, proponendo anche un nuovo titolo che ho inserito di recente nel mio portafoglio. Trovate queste informazioni anche dopo il paywall della newsletter.
La finanza in Soldoni è un progetto che promuove la gestione razionale della finanza personale attraverso un podcast, questa newsletter, una serie di video sul canale youtube di Massimo Famularo, la rubrica moneyflash per l’associazione liberi oltre le illusioni. Commenti, like e risposte su youtube aiutano la rubrica a continuare.(Canale Telegram)
Nello scorso episodio ho parlato di come investire per i minorenni e a questo proposito un atteggiamento ricorrente è quello di cercare soluzioni a “basso rischio” o in qualche caso a “capitale protetto” per salvaguardare i risparmi destinati al futuro delle persone più giovani che ci stanno a cuore. Questa potrebbe sembrare una scelta oculata e prudente e tuttavia è bene fare qualche considerazione più specifica per comprendere in modo corretto i costi e i benefici di questa decisione: non a caso vi ho detto che a titolo personale scelgo solo prodotti azionari per i risparmi destinati alle mie figlie.
Il punto di partenza è comprendere correttamente il rischio delle diverse attività di investimento e il rendimento connesso. In questo modo è possibile valutare a quanto rendimento dovremmo rinunciare per ottenere la protezione e soprattutto quanto grande è il rischio che andiamo a proteggere.
Come avrete probabilmente inteso la mia tesi è che in molti casi “non vale la pena” perseguire la protezione del capitale perché il costo in termini di commissioni e mancato rendimento è molto più elevato del beneficio che otteniamo e che questa “mancata convenienza” aumenta con il passare del tempo.
Prendiamo come esempio una polizza assicurativa che costa 1000 euro all’anno e ci protegge da un rischio corrispondente a una perdita che può valere al massimo 3000 euro. Quanto conviene? La risposta dipende ovviamente dalla propensione al rischio dell’individuo, tuttavia il periodo per il quale ci assicuriamo è fondamentale per valutare la convenienza. Nell’arco di 3 anni i premi pagati risultano equivalenti al rischio massimo assicurato.
Questo vuol dire su periodi brevi, inferiori ai 3 anni, lo strumento a parità di altre condizioni è relativamente più conveniente: se il sinistro si verifica al primo anno avrò pagato 1000 euro e riceverò un indennizzo di 3000. Tuttavia, su un orizzonte di 5 o 10 anni finirei per pagare 5 o 10mila euro per proteggermi da un rischio che ne vale al massimo 3000.
Prima di fare considerazioni sulla propensione individuale al rischio, si può considerare che, per esempio se io accantonassi 100 euro al mese invece di pagare 1000 euro di premio all’assicurazione, nel giro di 3 anni avrei accantonato un importo sufficiente a proteggermi dalla perdita massima, con il vantaggio che, se il sinistro non si verifica i soldi rimangono a me e non diventano un guadagno per la compagnia di assicurazione.
Dunque in astratto per periodi inferiori a tre anni, la polizza dell’esempio può avere una convenienza, per periodi superiori questa convenienza si riduce progressivamente. Dopo la soglia dei 3 anni, l’importo che pago come premio, sarà certamente superiore a quello che potrei ottenere come indennizzo dalla compagnia di assicurazione e che mi verrà pagato solo se si verificherà il sinistro.
Questo esempio “assicurativo” rischia di essere un po' complicato; tuttavia, rende abbastanza l’idea che prima di assicurarci da un rischio dovremmo cercare di quantificare il costo della protezione e il potenziale beneficio. I prodotti finanziari a capitale protetto sono molto diffusi e sfruttano la difficoltà delle persone comuni di quantificare correttamente il rischio, questa rubrica prova ad aiutarvi ad orientarvi meglio e a valutare la vostra convenienza con cognizione di causa.
Quando è grande il rischio e come lo misuro?
Ripetiamo schematicamente un po' di nozioni di base in modo da chiarire per bene il punto di partenza:
Il rischio zero non esiste: anche tenere i soldi sotto il materasso ci espone al rischio che l’inflazione ne eroda il potere di acquisto
Le tre grandi categorie di strumenti in cui impiegare il risparmio, ordinate per livello di rischio crescente sono liquidità, obbligazioni e azioni (per altre tipologie di strumenti dagli immobili ai gioielli, passando per le criptovalute facciamo un discorso a parte)
Generalmente ad un rischio maggiore è associato anche un maggiore rendimento: dunque per ottenere nel medio e lungo periodo un certo rendimento dovremmo accettare un certo rischio
Il rischio diminuisce con il passare del tempo, dunque gli strumenti relativamente più rischiosi come le azioni diventano più convenienti al crescere del periodo nel quale manteniamo un investimento
Il rischio diminuisce anche all’aumentare del numero di titoli che possediamo: una sola azione è più rischiosa di 10 azioni (meglio ancora se le azioni sono di aziende che fanno cose di verse e sono basate in paesi diversi)
Se avete chiaro i punti precedenti potete comprendere, che quando vi parlano di protezione del capitale, vi stano dicendo che dovete sostenere dei costi (non ci sono pasti gratis) rinunciare ad una parte del rendimento possibile per ottenere un beneficio che con il passare del tempo otterreste ugualmente con un portafoglio ben diversificato
Dunque la protezione del capitale non conviene?
In alcuni casi può convenire, ad esempio alle persone molto avverse al rischio, come quelli che preferiscono pagare con certezza 1000 euro all’anno per 3 anni, invece di accettare una perdita di 3000 euro. Non conviene affatto a chi può mantenere l’investimento per un lungo periodo e non si preoccupa delle oscillazioni di breve: è il motivo per cui io preferisco gli investimenti in azioni per il medio e lungo periodo.
A cosa dovremmo fare attenzione?
Alla dimensione del rischio che affrontiamo e alla differenza tra le oscillazioni di mercato e le perdite effettive. Se compro Berkshire Hathaway oggi e domani la quotazione si riduce del 5% non ho ancora perso un soldo. I soldi li perdo quando vendo il titolo ad un valore inferiore a quello al quale li ho comprati. Questo peraltro, può verificarsi anche con le obbligazioni o con altri strumenti percepiti come poco rischiosi.
Se i soldi non mi servono nell’immediato e posso tollerare qualche oscillazione di mercato, la scelta più razionale è quella di investire in azioni. Quando qualcuno mi vuole vendere “protezione” nei confronti delle oscillazioni, si comporta come l’assicurazione dell’esempio: mi offre qualcosa che ha un valore di qualche rilevanza nel brevissimo e breve termine e la cui convenienza finisce per diventare irrilevante su periodi più lunghi a fronte di costi che rimangono certi e rilevanti.
Per riassumere:
I prodotti a capitale protetto si vendono bene perché fanno leva sulla psicologia delle persone avverse al rischio
Il beneficio della protezione ha una qualche rilevanza per periodi molto brevi e diventa trascurabile nel più lungo periodo
Il costo della protezione è certo e rilevante e viene pagato a fronte di un beneficio incerto che col passare del tempo può diventare irrilevante
Nel costo della protezione va annoverato anche il mancato rendimento da investimenti alternativi che nel corso degli può valere anche alcune volte il capitale investito
Come avete capito la protezione del capitale investito non mi piace e non solo perché ho una certa propensione al rischio, ma soprattutto perché col passare del tempo risulta essere una soluzione non ottimale.
Per le persone molto avverso al rischio suggerisco un percorso graduale, che realizzi l’investimento in azioni “a piccoli passi” in modo da ridurre al minimo il peso delle oscillazioni rispetto al prezzo di acquisto iniziale.
Il contenuto del podcast e della newsletter non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento o consulenza finanziaria. Per soluzioni di formazione personalizzata o valutazioni gratuite della vostra posizione individuale potete scrivere a mfamularoblog@gmail.com e ricevere dettagli sul servizio di Financial Coach.