Continuando il ripasso estivo delle nozioni di base per una oculata gestione del risparmio personale oggi parliamo degli ETF. Segnalo che nell’ultimo podcast dedicato agli iscritti del supporters club ho parlato delle azioni Dinsey, mentre nell’ultima newsletter per gli abbonati a pagamento ho parlato di un’azione che ho comprato di recente.
La finanza in Soldoni è un progetto che promuove la gestione razionale della finanza personale attraverso un podcast, questa newsletter, una serie di video sul canale youtube di Massimo Famularo, la rubrica moneyflash per l’associazione liberi oltre le illusioni. Commenti, like e risposte su youtube aiutano la rubrica a continuare.(Canale Telegram)
Perché gli ETF meritano un “elogio”?
Perché, come ho spiegato nell’episodio dedicato al confronto tra risparmio gestito e fai da te,si tratta di strumenti che consentono ai piccoli risparmiatori di accedere a mercati, attività sottostanti e strategie di investimento che in passato erano riservati solo ai proprietari di grandi patrimoni. In un certo senso si tratta di strumenti che permettono di rendere l’accesso alla finanza più democratico e diffuso. A questo va aggiunta la possibilità di diversificare, ossia di non mettere tutte le uova nello stesso paniere e di accedere alla consulenza di professionisti specializzati, il tutto pagando commissioni relativamente basse.
Cosa sono gli ETF?
Riprendo brevemente quanto spiegato in diversi episodi passati per dire che gli Exchange Traded Fund sono strumenti negoziati in mercati regolamentati, che di conseguenza possono essere comprati e venduti come le azioni e le obbligazioni (in questo episodio spiego la differenza tra i due strumenti).
Ogni quota di ETF che compriamo rappresenta un pezzetto di un portafoglio diversificato investito di in diverse attività. Per esempio, se io volessi acquistare una unità di tutti i 420 titoli quotati alla borsa di Milano dovrei inserire 420 ordini di acquisto, , assumendo un prezzo medio di circa 20 euro ad azione (dato calcolato da chatGPT) dovrei investire circa 9000 euro e dovendo pagare 420 commissioni di acquisto, se il costo unitario fosse di 5 euro avrei 2100 euro di spese. Questa costosa e faticosa attività po' essere sostituita dall’acquisto di un solo ETF, per un prezzo nell’ordine di un centinaio di euro, pagando la commissione una volta sola.
L’esempio spiega chiaramente come sia conveniente per un piccolo risparmiatore utilizzare gli ETF per conseguire un elevato livello di diversificazione, con investimento limitato.
Perché è importante diversificare?
La saggezza popolare ci dice che è meglio non mettere tutte le uova nello stesso paniere. Come spiegato in un episodio precedente investire in titoli singoli è più rischioso (in molti casi anche potenzialmente più redditizio) rispetto all’acquisto di portafogli composti da un gran numero di titoli.
Dunque quando investiamo dobbiamo bilanciare la volontà di scegliere attività più rischiose e potenzialmente redditizie, con la necessità e opportunità di averne anche di meno rischiose e difensieve. Questo vale in aggregato nella separazioni tra categorie di titoli per es Azioni e Obbligazione e nello specifico all’interno di queste categorie, per es combinando azioni più o meno rischiose e presenti in diversi mercati geografici. Anche Warren Buffett, che è diventato l’investitore più famoso della storia, scegliendo poche azioni su cui puntare, ha un portafoglio composto da diversi titoli.
Dunque, diversificare, ossia avere più titoli diversi è saggio e utile e gli ETF sono uno strumento che consente di ottenere una elevata diversificazione con investimenti e costi di investimento limitati.
Oltre al costo del broker quanto costano gli ETF?
Al costo del broker che ci consente di acquistare le quote di ETF e di detenerle in un conto titoli, vanno aggiunte le commissioni di gestione. La società che amministra questo strumento, che sceglie i titoli che lo compongono e ne gestise il funzionamento, ha dei costi e vuole conseguire degli utili. Dunque, incorporato nel prezzo che paghiamo comprandoli c’è anche una commissione applicata dal gestore. Questa commissione è generalmente più bassa rispetto a quella di strumenti simili come i fondi comuni d’investimento.
Perché le commissioni degli ETF sono più basse?
Perché gli ETF hanno minori costi amministrativi, dal momento che non devono gestire continuamente rimborsi e nuove sottoscrizioni come i fondi comuni inoltre non devono remunerare reti di vendita come spesso avviene per i fondi che in genere sono collocati da promotori finanziari e filiali bancarie.
Come faccio a scegliere gli ETF?
A questo proposito valgono le regole che questa rubrica ha sempre ripetuto in tema di valutazione personale dei rischi e rendimenti e anche la possibilità di avvalersi del supporto di consulenti abilitati.
Con l’aggiunta di una fondamentale semplificazione: scegliere una azione in cui investire è molto più difficile rispetto a selezionare ETF. Se voglio considera di comprare le azioni Walt Disney o Amazon devo considerare molte variabili e possibilità. Se voglio scegliere un ETF che investa in azioni di tutto il mondo mi basta confrontare pochi indicatori limitatamente ai titoli che il mio broker mi mette a disposizone.
Chi vuole semplificarsi ulteriormente la vita può rivolgersi ai Roboadvisor di cui ho parlato in un episodio precedente. Ricordo che quello di Revolut parte da un investimento minimo di 100€ e non fa da sostituto di imposta (in questo episodio ho spiegato la differenza tra risparmio gestito e amministrato)
Per riassumere: gli ETF meritano un elogio perché consentono ai piccoli risparmiatori di diversificare e ottenere consulenza specializzata con investimenti limitati e a condizioni vantaggiose di costo.
Il contenuto del podcast e della newsletter non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento o consulenza finanziaria. Per soluzioni di formazione personalizzata o valutazioni gratuite della vostra posizione individuale potete scrivere a mfamularoblog@gmail.com e ricevere dettagli sul servizio di Financial Coach.