Cosa succede ai mercati azionari? Dovemmo preoccuparci? La risposta veloce è no. Le consuete considerazioni sull’investimento di lungo periodo restano valide e anzi sono confermate. Gli approfondimenti sulle azioni in cui investo io tornano a settembre, nel frattempo trovate quelli pubblicate finora in 6 podcast e 14 newsletter nelle sezioni dedicate agli abbonati.
La finanza in Soldoni è un progetto che promuove la gestione razionale della finanza personale attraverso un podcast, questa newsletter, una serie di video sul canale youtube di Massimo Famularo, la rubrica moneyflash per l’associazione liberi oltre le illusioni. Commenti, like e risposte su youtube aiutano la rubrica a continuare.(Canale Telegram)
Cosa è successo in breve?
La corsa dei mercati azionari negli Stati Uniti e in Europa, che durava da diversi mesi e più volte aveva superato i massimi storici ha subito una brusca battuta d’arresto. L'indice americano Nasdaq 100, dominato dai giganti tecnologici che sono stati al centro del boom, è sceso di oltre il 10% dal picco di metà luglio. L'indice giapponese Nikkei ha registrato il calo peggiore dal 1987, anche se mentre scrivo questa newsletter si registra già un rimbalzo. Gli altri indici azionari non sono stati colpiti così duramente, tuttavia l’indicatore VIX, che misura la volatilità attesa attraverso i prezzi che gli operatori pagano per proteggersi da essa, e viene definito dai giornalisti come il “termometro della paura” è salito a livelli che avevamo visto poco prima del crollo dei mercati legato alla pandemia.
Dovremmo preoccuparci?
Sappiamo tutti, almeno quelli che seguono la rubrica, che i mercati non possono salire per sempre e una variazione negativa nell’ordine del 10% (che viene chiamata correzione, mentre le variazioni superiori al 20% indicano il “mercato orso”) si verifica mediamente sui mercati azionari una o due volte l’anno. Dunque, niente di particolarmente strano. Inoltre, il risparmiatore ordinario, se è correttamente informato e conosce i principi elementari della finanza sa che le oscillazioni, anche rilevanti che si verificano nel breve termine, sono il prezzo da pagare per ottenere dei rendimenti rilevanti nel lungo periodo. Ultima considerazione, non meno rilevante delle altre, finché non vendete i titoli, le variazioni osservate sui mercati danno luogo a perdite che sono solo “potenziali” e storicamente anche in circostanze particolarmente avverse come guerre mondiali.
Perché allora tanto clamore?
Perché le variazioni negative dei mercati azionari hanno un impatto psicologico significativo che talvolta può indurre i risparmiatori ad agire in modo irrazionale. Inoltre in questo caso specifico la correzione è venuta come una sorta di “punizione” per gli investitori troppo entusiasti nei confronti delle rivoluzioni tecnologiche e in particolare delle tecnologie legate all’intelligenza artificiale. Uno delle finalità di questa rubrica e promuovere un atteggiamento razionale e volto a usare le informazioni a nostra disposizione per compiere scelte consapevoli
Cosa ha innescato la corsa vendere questa volta?
Il punto di partenza sembra essere il carry-trade, ossia il meccanismo per il quale alcuni investitori si sono indebitati in yen a tassi convenienti per investire in altre valute/attività con rendimenti maggiori e guadagnare sulla differenza. L’aumento dei tassi in Giappone, anche se piccolo, ha ridotto la convenienza di questa attività inducendo molti investitori a vendere le attività che avevano acquistato, causando il calo delle quotazioni. A questo va aggiunto lo scetticismo nei confronti dei rilevanti investimenti fatti nelle tecnologie dell’intelligenza artificiale e nella possibilità che negli Stati Uniti si riesca ad evitare la recessione. Dunque, molti operatori che fino qualche giorno fa sembravano convinti che le Big Tech avrebbero vissuto una nuova età dell’oro grazie alla rivoluzione tecnologica in corso e che l’economia USA sarebbe riuscita a superare l’inflazione senza entrare in recessione, hanno improvvisamente deciso che forse era più prudente ridurre le proprie esposizioni nei titoli tecnologici.
Ok allora cosa fare in questi casi?
Niente di diverso rispetto a quanto indicato in quasi tutti gli episodi precedenti. Non dovremmo assolutamente vendere le nostre azioni in perdita di fronte a un’oscillazione che ha carattere temporaneo. Anzi se abbiamo fondi disponibili da investire con orizzonte di qualche anno, potremmo approfittare di questo periodo di “saldi” per acquistare azioni che riteniamo solide. Rimanendo fedeli alle semplici regole che ripetiamo di continuo
Vendiamo i nostri titoli solo quando abbiamo necessità di usare il nostro denaro in modo diverso o quando ne troviamo altri con prospettive migliori. Investiamo tutti i soldi di cui non abbiamo bisogno nell’immediato in modo coerente con la nostra disponibilità a rischiare e le tempistiche entro le quali potremmo averne bisogno.
Nota di colore: Warren Buffet ha abbandonato Apple?
Il calo dei mercati è coinciso con la notizia che il leggendario investitore ha ridotto ulteriormente la propria partecipazione nell’azienda. Può essere un segnale di scetticismo? Magari nei confronti di tutte le aziende tecnologiche che stanno investendo troppo in IA? Io preferisco evitare dietrologia e congetture. Una lettura che mi sembra interessante è che ad esempio una maggiore probabilità di vittoria da parte di Kamala Harris potrebbe portare ad un aumento della tassazione sulle plusvalenze e di conseguenza la vendita di Apple potrebbe essere una strategia per ridurre l’imposizione fiscale. Oppure no. Un approccio razionale ci dice che se ci fidiamo del giudizio di Buffett dovremmo avere in portafoglio azioni di Berkshire Hathaway (che peraltro è il mio titolo preferito) e lasciar perdere i tentativi di carpire ex post le sue strategie.
Il contenuto del podcast e della newsletter non va inteso in nessun caso come raccomandazione di investimento o consulenza finanziaria. Per soluzioni di formazione personalizzata o valutazioni gratuite della vostra posizione individuale potete scrivere a mfamularoblog@gmail.com e ricevere dettagli sul servizio di Financial Coach.