Il presidente della Federal Reserve ha lasciato intendere che il percorso di riduzione dei tassi di interesse negli Stati Uniti potrebbe iniziare a settembre, ma la frequenza e l’intensità del nuovo corso di politica monetaria rimane ancora incerto. Questa rubrica ha segnalato nel tempo le diverse opportunità legate prima al rialzo e poi alla riduzione dei tassi di interesse e in questo episodio facciamo un breve riepilogo. Questa settimana riprendo a parlare anche delle azioni in cui investo nei podcast riservati ai membri del supporters club e nelle newsletter per gli abbonati a pagamento.
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Cosa è successo?
A Jackson Hole, una località negli Stati Uniti, si è tenuto un convegno al quale hanno partecipato tutti i più importanti banchieri centrali. Questo evento, negli ultimi anni è diventato un punto di riferimento per investitori e risparmiatori perché le dichiarazioni rilasciate anticipano il corso della politica monetaria e spesso hanno una influenza rilevante sulle borse. Quest’anno il presidente della Federal Reserve, ha lasciato intendere che il percorso di riduzione dei tassi di interesse potrebbe cominciare nel mese di settembre e questo evento ha alimentato un certo entusiasmo negli operatori.
Cosa era successo prima?
Due anni fa il ritorno dell’inflazione ha indotto le banche centrali ad aumentare i tassi di interesse, rendendo più costosi i finanziamenti a tasso variabile e al tempo stesso rendendo più convenienti gli investimenti in obbligazioni a breve termine. Lo scorso anno questa politica monetaria, che viene chiamata restrittiva, perché ha l’obbiettivo di frenare la crescita economica e di scongiurare una crescita eccessiva dell’inflazione, ha raggiunto il culmine perché l’inflazione sembrava indirizzata verso un ritorno ai livelli obbiettivo.
Da quel punto i tassi sono rimasti fermi, con la prospettiva di ridursi quando i rischi di un nuovo rialzo dell’inflazione sarebbero scesi sotto il livello ritenuto accettabile. Il percorso di riduzione è iniziato in Europa nel mese di giugno ed esiste un consenso quasi unanime sulla possibilità che inizia anche negli Stati Uniti entro la fine dell’anno. Tutti i commentatori hanno letto le dichiarazioni di Jackson Hole come l’apertura al fatto che in USA i tagli inizieranno a settembre con almeno 25 punti base
Cosa comporta questo nuovo corso?
In generale si tratta di una prospettiva positiva quasi per tutti. I finanziamenti a tasso variabile, come ad esempio i mutui collegati al tasso di riferimento Euribor, dovrebbero diventare gradualmente meno costosi. Il costo del debito pubblico dovrebbe ridursi, in particolare per paesi come l’Italia con elevato rapporto debito pubblico PIL. La politica monetaria espansiva dovrebbe dare un impulso positivo alla crescita economica, che si presenta particolarmente debole in Europa, con la Germania che si trova in recessione (crescita negativa dell’economia)
Cosa dovrebbero tenere a mente i risparmiatori?
Che se possiedono obbligazioni a tasso fisso, come ad esempio i BTP, quanto i tassi scenderanno potranno registrare dei guadagni in conto capitale, ossia ottenere dalla rivendita sul mercato secondario un prezzo maggiore rispetto a quello di acquisto. Che i rendimenti del mercato monetario (quello delle obbligazioni a breve termine) si ridurranno, ma considerando che dovrebbe ridursi anche l’inflazione e che, appare al momento improbabile che i tassi tornino a zero come avvenuto prima della pandemia. Dunque continuare a investire nel mercato monetario potrebbe essere conveniente per la gestione della liquidità. Last but not least, la politica monetaria espansiva potrebbe avere effetti positivi anche sui mercati azionari.
Per riassumere:
Le notizie da Jackson Hole confermano quello che era ampiamente atteso ed è stato più volte commentato in questa newsletter: i tassi di interesse scenderanno
Il nuovo corso della politica monetaria offre l’opportunità di registrare guadagni a chi ha acquistato obbligazioni (e chi segue questa rubrica è informato di questa opportunità da quando si è presentata)
L’impulso positivo derivante dalla riduzione dei tassi dovrebbe avere effetti anche sulla crescita dell’economia e sull’entusiasmo dei mercati azionari
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