Periodicamente circolano delle narrazioni infondate sul debito pubblico italiano che sarebbe ingiustamente penalizzato da agenzie di rating e investitori. Una versione recente riguara il confronto tra Italia e Francia. Il buonsenso e la teoria economica ci dicono che è vero il contrario.
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Perché un argomento del genere in questa newsletter?
Perché gli è stata data una visibilità rilevante su testate come il Mattino e il Sole24ore, in particolare in alcuni articoli recenti firmati da Marco Fortis e perché è possibile utilizzare queste tesi a sostegno di una narrativa di celebrazione del governo italiano e di incentivo all’acquisto di debito pubblico da parte delle famiglie. Anche io ho evidenziato che potrebbe essere conveniente investire in BTP con ottica opportunistica, ma per motivi radicalmente diversi
Cosa vuole lasciare intendere questo tipo di narrazione?
Che il debito italiano sia penalizzato ingiustamente da agenzie di rating e mercati. Quest’affermazione è superficialmente giustificata dalla costatazione che la quota di debito italiana in mani estere è minore di quella francese e che il debito in valore assoluto della Francia è maggiore di quello italiano. Si portano come esempi il caso giapponese e Greco, senza però chiarire in dettaglio quale sarebbe il nesso.
Perché questa narrazione è infondata?
Perché si fraintende la definizione stessa di sostenibilità del debito pubblico argomentando che il rapporto debito/PIL che è l’indicatore di riferimento per valutare la rischiosità del paese sarebbe meno rilevante della quota di debito detenuta dai non residenti. In realtà, la decisione dei non residenti di acquistare titoli emessi da uno stato sovrano è successiva alla valutazione della sostenibilità, dunque è il nesso di causa effetto va in direzione contraria.
Se avete le idee confuse è normale. Riprendiamo il discorso dal fondamento e chiariamo bene tutto.
Si dice che il debito di un paese è sostenibile se il governo emittente da buone garanzie di essere in grado di onorare i propri impegni in futuro. Un paese con un debito sostenibile riesce a vendere i titoli che emette anche a individui residenti all’estero e ottiene un giudizio positivo dalle agenzie di Rating. Inoltre, visto che in finanza il rendimento è proporzionale al rischio, i paesi affidabili pagano interessi più bassi sul proprio debito.
In sintesi: il debito è sostenibile se il paese che lo emette da buone garanzie di essere capace di rimborsare interessi e capitale alle scadenze. Se questo è vero riesce a pagare interessi bassi e ottenere giudizi positivi dalle agenzie di rating.
Come si valuta se un debito è sostenibile?
Si osserva il rapporto tra il debito e il PIL e si fa una stima di come possa variare in futuro. Se questo rapporto rischia di diventare troppo alto e, soprattutto di crescere in modo incontrollabile, allora ci sono dubbi sulla sostenibilità. Se invece le prospettive sono di stabilità o di crescita “accettabile” del rapporto tra Debito e Pil allora il debito è sostenibile.
Dove sta allora la confusione generata dagli “ottimisti” sul debito italiano?
La confusione risiede nella scelta di prendere un indicatore nel quale l’Italia di recente è ben posizionata, cioè la quota di debito pubblico detenuto da non residenti, e costruire una narrazione sull’importanza di questa misura. In questo modo si distoglie l’attenzione dal fatto che, con riferimento alla grandezza rilevante, che è il rapporto Debito/PIL, il nostro paese è messo peggio di quasi tutti.
Perché avere poco debito estero dovrebbe essere un bene?
Perché gli investitori non residenti potrebbero essere meno “pazienti” e vendere i titoli in caso di turbolenza sui mercati. Dunque un debito detenuto da residenti, obiettivo perseguito da molti governi italiani negli ultimi anni in particolare con le emissioni di titoli dedicati alla clientela retail come i BTP valore, potrebbe essere più stabile in caso di crisi finanziaria.
Cosa c’entra questo con la sostenibilità?
Niente, perché come abbiamo spiegato il debito è sostenibile se lo stato offre la prospettiva credibile di ripagare capitale e interessi. Che lo detengano residenti o stranieri non è rilevante. Anzi, all’opposto di quanto dichiarato da queste narrazioni, se investitori non residenti decidono di acquistare i titoli di debito e di ricevere interessi più bassi vuol dire che sono convinti che il debito Francese sia meno rischio e più sostenibile di quello italiano.
Per riassumere:
Ogni tanto fuori saltano narrazioni per le quali in debito italiano sarebbe ingiustamente penalizzato da agenzie e investitori
Le argomentazioni a sostegno di queste tesi sono deboli, confuse e fuorvianti
Un segnale importante in questa direzione è dato dal fatto che questi si sostiene che un’intera industria che si fonda sulla misurazione del rischio e su metodologie analitiche consolidate “avrebbe preso un granchio” proprio sul nostro paese, senza chiarire bene il perché
Il debito pubblico di un paese è sostenibile se cresce a una velocità inferiore rispetto a quanto cresca il PIL
Ad oggi se l’Italia ha un rating peggiore e paga interessi più alti della Francia è perché il nostro debito è ritenuto più rischioso e meno sostenibile
Alla base di questa valutazione ci sono elementi solidi e tra questi un peggiore rapporto debito/pil per l’Italia.
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